Youn Sun Nah – Lento

Youn Sun Nah - Lento

ACT Music – 9030-2 – 2013




Youn Sun Nah: voce

Ulf Wakenius: chitarre

Lars Danielsson: contrabbasso, violoncello

Vincent Peirani: fisarmonica, accordina

Xavier Desandre-Navarre: percussioni





La ripetizione del modello viene spesso stigmatizzata nei termini di poca inclinazione al rinnovamento, ma sembra che rispetto al precedente Same Girl, la stella in crescendo del canto, nel felice mix euro-estremo orientale praticato da Youn Sun Nah persista in una linea asciutta ed essenziale, alleggerendosi ulteriormente di apporti percussivi e ricorsi al “colore”, peraltro in precedenza già non eccedente.


L’apparato colpirà per l’essenzialità di tratto, la rinuncia da parte del cantato a sofisticherie tecniche o drammatizzazioni velleitarie per porgersi diretto e scevro d’artifici, risultando solo in apparenza “basic” nella combinazione di partner calibratamente collocati e operanti in giudiziosa dispensazione di mezzi o di talento.


Piccolo gioiello di emotività, Lament è giocata, in crescendo di volumi e tensione, sostenuta dalla pulsante, bassa corrente del sempre (e diversamente) prezioso Lars Danielsson, fondando la sua drammaticità tra la declamazione cruda di Youn sul gioco d’accordion dell’interessante Vincent Peirani, agile scultore dell’andamento a spirale e del catartico epilogo del brano.


Centrale nella tracklist, Momento Magico segna la partnership speciale e “a pelle” con la chitarra di Ulf Wakenius che, con il suo eclettismo (anche se le dita e le attenzioni sembrano più puntare alle aree assolate del mondo), converge su un piano primariamente spettacolare ed epidermico e sulla dimensione nuda e vivace della danza, e le corde, vocali e chitarristiche, sostenute dalla defilata ma sempre rocciosa sezione ritmica, toccano le vette dell’incisione, segnata anche dall’orientalismo in purezza, acqueo e lunare della rivisitata Arirang.


Molti altri brani della sequenza magari colpiranno diversamente per originalità ma non vi si riscontrerà minore feeling o partecipazione (dalla sensibile Hurt e l’atmosferica e sommessa Soundless Bye alla più strutturata e tesa Ghost Riders in the Sky e alle cullanti ondulazioni di Waiting – a firma di Danielsson e Cæcilie Norby): autentico fenomeno in movimento, la dotata vocalist coreana invita a condividere il proprio toccante, piccolo e stato di grazia con il catturante fascino dell’immediatezza, che sembra tra gli assi di maggior misura dell’artista, salutata nelle ultime stagioni da clamorosi successi e che, con il suo cantato diretto, spoglio di artifici o bluff di sorta, sembra voler incarnare un inattuale trionfo della semplicità.