Mauro Grossi – Eden

Mauro Grossi - Eden

Abeat Records – ABJZ 109 – 2013




Mauro Grossi: pianoforte, Fender Rhodes, celesta

Claudia Tellini: voce

Nico Gori: clarinetto, clarinetto basso, sax soprano

Andrea Dulbecco: vibrafono

Ares Tavolazzi: contrabbasso

Walter Paoli: batteria, percussioni





La magnifica ossessione, questo potrebbe essere il sottotitolo, mutuato da un famoso melodramma del regista Douglas Sirk, di Eden, l’ultimo lavoro di Mauro Grossi , uscito da poco per l’etichetta lombarda Abeat Records.


Si tratta di un vero e proprio concept album, cosa ormai rara nel mondo musicale. L’ossessione di partenza è la canzone Nature Boy scritta da Eden Ahbez per Nat King Cole. Come ricorda il compositore livornese, il “tarlo” di questo brano inizio a radicarsi in lui fino a far esplodere la voglia di dedicargli un intero album.


Nature Boy si instaura nell’immaginario musicale mondiale in brevissimo tempo e lo testimoniano gli innumerevoli reinterpretazioni: Sarah Vaughan, Frank Sinatra, Miles Davis, Marvin Gaye, John Coltrane, David Bowie solo per citarne alcuni.


La mano ferma del compositore si sente, la scrittura si instaura creando tessiture potenti e ed equilibrate e la complessità armonica si fa notare: è un viaggio nella vita di Ahbez, hippy ante litteram, capace di stupire per il suo stile di vita.


Eden sprigiona gioia da ogni traccia, siamo dalle parti di un jazz cameristico che usa toni morbidi molto controllati ma che è aperto a suggestioni e citazioni. Sono presenti rimandi alla musica classica, klezmer e pop. Si parte con Nature Boy in cui Claudia Tellini alla voce ripercorre il tema che poi verrà sviluppato in seguito in tutte le sue varianti.


Grossi si sofferma, nelle note di copertina, in maniera esauriente su ogni singola traccia e ne analizza il contenuto. Scopriamo cosi come La Pluie è un piccola invenzione su «…come si potesse vivere accampati sotto la prima “L” della scritta Hollywood che sovrasta la città di Los Angeles: proprio li era casa di Ahbez.»

Si passa da momenti di hard bop ad accenni soul come nella splendida While My time in Running Through in cui la Tellini alla voce risplende gioiosamente.


Ricordiamo anche Lennie Boy, in cui si apprezza Ares Tavolazzi che “canta” il suo assolo di contrabbasso e Supernatural Kid in cui la gioia di Grossi al piano è manifesta e palpabile.


Il disco si chiude con Nature Boy Quartet, versione del brano firmata da un quartetto d’archi e summa, a mio avviso, di tutto il lavoro.


Come ricorda un famoso filosofo «…quando tratto di un autore… vorrei evitare la doppia ignominia dell’erudizione e della familiarità. Restituire a un autore un po’ di quella gioia, di quella forza… e di amore che lui ha saputo donare, inventare.»


Grossi sembra aver fatto sue queste parole, consigliamo l’album a chi si approccia per la prima volta al jazz per il suo carattere aperto e sincretico.