Sunna Gunnlaugs – Distilled

Sunna Gunnlaugs - Distilled

Sunny Sky Records – sunnysky 730 – 2013




Sunna Gunnlaugs: pianoforte

Þorgrímur Jónsson: contrabbasso

Scott McLemore: batteria





Il freddo, il ghiaccio e il gelo non sono stati mai cosi invitanti se vengono proposti dalla pianista islandese Sunna Gunnlaugs.


Distillare significa scindere diverse sostanze presenti in una miscela per ottenere qualcosa d’altro. In senso più lato è la capacità di saper cogliere l’essenza di un fenomeno e portarla alla luce. Secondo la definizione aristotelica, “ciò per cui una certa cosa è quello che è, e non un’altra cosa.”


Ci troviamo cosi di fronte ad un distillato piacevolissimo costituito da jazz e folklore nordico che si corteggiano insistentemente. Sembra sia quasi impossibile, per la pianista di Reykjavik, prescindere dal suo luogo natio: la splendida fascinazione dei paesaggi incantati e il rigido clima della sua terra permeano ogni traccia.


Si scopre cosi un lavoro coeso e compatto che non disdegna melodie accattivanti ma che non trascendono da un accurato lavoro armonico.


Apparentemente semplice, il lavoro, dopo diversi ascolti, si fa apprezzare per l’attenzione ai dettagli e alle dinamiche. I riferimenti e le influenze, oltre che a Bill Evans e Keith Jarrett, geograficamente guardano vicino: Bobo Stenson e Jon Balke.


Il risultato è comunque maturo e sicuro, nessuno prevale sull’altro, batteria e contrabbasso hanno sempre un ruolo paritetico.


Si parte con Momento che riassume l’intero album: una voglia indefinita per la melodia, sprazzi di gioia controllata e un uso delle pause accurato.


Quando si ascolta Switcheroo, come ricorda la pianista nelle note di copertina, “… immagina Bach e Ornette Coleman in vacanza in Islanda”. Si tratta del brano forse più complesso in cui l’interplay e il dialogo paritario tra i tre, oltre che le ottime invenzioni melodiche di McLemore e Jónsson, si fanno vivi e coerenti.


Spin 6 e Spin 7 sono due brevissime incursioni nell’improvvisazione, una felice continuazione dell’album The Dream. Si conclude con l’eleganza e il lirismo mai affettato di Opposite Side e 24H Trip.


Un omaggio speciale va a Paul Motian, con l’interpretazione di From Time to Time, un amore nato dopo che il trio aveva suonato il brano in un concerto commemorativo dopo la sua scomparsa.



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