Infinita – Time Continuum

Infinita - Time Continuum

Satna Music – CD 131 – 2013




Tero Saarti: tromba

Massimo Carboni: sassofono

Sid Hille: pianoforte

Paolo Spanu: contrabbasso

Gianni Filindeu: batteria





Alle volte sono i piccoli dettagli a dare la misura, a svelare i motivi, a indicare le prospettive e le direzioni secondo cui si vuole indirizzare un lavoro. Infinita è un quintetto concepito come ponte tra Sardegna e Finlandia e si misura con otto composizioni del pianista Sid Hille, la rilettura di Strawberry fields forever e due brevi momenti collettivi che fungono da cornice al disco.


I dettagli di cui si parlava in precedenza sono l’apertura libera, collettiva e brutalmente liberatoria di Wild (to live and tell the tale), l’arrangiamento proposto del brano dei Beatles, le voci che introducono Conversations in the ditch, il finale informale e melodico di Lyrical (say nice thanks and go home). Elementi forse eccentrici, minimali rispetto al complesso di Time Continuum, ma che vengono bene utilizzati dal quintetto come punti di snodo, come riferimenti sui quali concentrare l’attenzione della ascoltatore e attraverso i quali mettere in risalto cosa si trova intorno alle composizioni presenti nel disco, cosa ne ha scaturito le interpretazioni, cosa ha condotto alla formazione stessa del quintetto.


Il disco nel suo complesso esplora il versante europeo del modern mainstream e lo fa con una specifica attenzione alla composizione e alla costruzione di scenari ampi e articolati. Nello sviluppare il discorso Hille, Saarti, Carboni, Spanu e Filindei portano tanti piccoli tasselli utili ad arricchire con misura e discrezione, con spirito vivace, con sottile intelligenza la trama musicale dei vari brani. Un’operazione svolta con pazienza dove trovano spazio l’inserimento di un accento spagnolo in Canción de Consuelo o di un vago richiamo a certe atmosfere methenyane degli anni ’70 o ancora riflessi del mondo colto. Lo spirito sottile consente al quintetto un approccio disinvolto, mai acritico, sempre ricondotto sul terreno della propria espressività personale; se i punti di snodo citati sopra consentono di far capire cosa sta intorno e i riferimenti vengono usati in maniera fertile, ne deriva che il lavoro del quintetto si pone in equilibrio tra le spinte personali e il confronto con la scena continentale del jazz e delle musiche creative.


Le tracce rivelano una visione matura e solida, capace di intervenire anche su un caposaldo della cultura moderna come Strawberry fields forever e costruire con piccoli accorgimenti, contrappunti e dilatazioni una versione differente senza stravolgimenti, riconoscibile e ancora tutto sommato cantabile senza però appiattirsi sull’originale. La chiave del disco – e non la si consideri poca cosa – è nella capacità di trovare con cura la giusta dose e la misura di questi interventi. L’introduzione libera e, come riporta il titolo, selvaggia si concretizza in soli trenta secondi: un urlo preparatorio, propedeutico, un segnale rivolto a catturare l’ascolto per poi procedere nello sviluppo melodico di Canción de Consuelo. Le voci dei cinque musicisti registrate mentre sono impegnati in cinque distinte conversazioni telefoniche, combinate in una sovrapposizione che mescola italiano e finlandese si sciolgono fluide nelle note del pianoforte in Conversations in the ditch. E anche, sia pure in una direzione diversa, la visione hard bop di Night Shift rappresenta un ulteriore aspetto del ragionamento. E, ancora, le introduzioni dei brani, condotte spesso da Sid Hille, sono sempre strettamente connesse con quanto avverrà nel brano e si pongono spesso come raccordo con i brani appena conclusi a dare continuità al disco.


E torniamo a quanto si diceva in apertura… dettagli capaci, per la loro eccentricità, di manifestare l’identità del percorso scelto dal quintetto e delle scelte fatte da Sid Hille in fase di composizione e dei cinque musicisti nell’interpretare i brani.