Verve Music – 2012
Miho Hazama: conduzione, pianoforte
Cam Collins: sax contralto, clarinetto
Steve Wilson: sax contralto
Ryoji Ihara: sax tenore, sax soprano, flauto
Andrew Gutauskas: sax baritono, clarinet basso
Philip Dizack: tromba, flicorno
Bert Hill: corno francese
Mark Feldman: violino
Joyce Hammann: violino
Lois Martin: viola
Meaghan Burke: violoncello
Stefon Harris: vibrafono
James Shipp: vibrafono
Sam Harris: pianoforte
Sam Anning: contrabbasso
Jake Goldbas: batteria
Chris Reza: conduzione
La giovane pianista e compositrice Miho Hazama ha avuto sin da subito chiara in mente la direzione musicale da seguire, scoprendo nei grandi ensemble orchestrali la possibilità di ottenere e modellare quella ampia gamma di suoni e colori che le avrebbero permesso di esprimere al meglio tutta sé stessa.
Infatti, dopo aver iniziato a suonare il pianoforte all’età di 5 anni, il precoce fascino per le grandi orchestre ha portato la Hazama, all’epoca tredicenne, verso lo studio della composizione classica sino al conseguimento di un diploma alla Kunitachi College of Music di Tokyo nel 2009.
Ad esso è presto seguita una lunga serie di riconoscimenti, ottenuti in diversi concorsi di composizione, e il grande salto a New York dove ha seguito e completato gli studi in composizione jazz alla Manhattan School of Music, laureandosi nel 2012. Lungo il suo breve percorso artistico, la Hazama è già riuscita a stringere importanti collaborazioni con giganti della scena musicale giapponese, come il pianista Yosuke Yamashita e il compositore Ryuichi Sakamoto, e a scrivere numerosi arrangiamenti ed orchestrazioni per celebri formazioni: tra esse, la Metropole Orchestra di Vince Mendoza, la New Japan Philarmonic e la Siena Wind Orchestra.
Ora con questo atteso disco d’esordio da leader, la prolifica compositrice giapponese finalmente può esprimere in totale libertà l’infinita sensibilità e il talento di cui è in possesso.
Dopo aver ascoltato Journey to Journey, è possibile affermare che il risultato è valso l’attesa. La musica scritta dalla Hazama per questo album è ricca, sontuosa, dinamica, con una tale quantità di idee ed emozioni al suo interno da rendere difficile esprimerla con le nude parole.
L’apprendistato musicale affrontato dalla Hazama ha insegnato alla giovane compositrice la grazia di una composizione classica e il vigore di un arrangiamento jazz, rendendola capace di mettere in comunicazione questi mondi musicali così diversi con naturalezza, come se avessero sempre convissuto, elevando il piacere dell’ascolto su molteplici livelli.
Lasciando vibrare gli ottoni come violini e permettendo agli archi di muoversi come una sezione fiati, la Hazama dimostra una raffinata capacità di attraversare i confini tra i generi musicali con tutte le credenziali perfettamente in regola.
Nella sua musica mentre qualcosa accade, qualcos’altro succede simultaneamente altrove o si dirige in direzione opposta, restituendo la vivida sensazione di composizioni che agiscono come gigantesche creature in continuo mutamento, brillantemente plasmate dal loro demiurgo.
Per la giovane compositrice giapponese, la musica è un parco divertimenti in cui le piace condurre l’ascoltatore permettendogli di perdersi nella sua ampia varietà di meraviglie e sorprese, risvegliandone il senso dello stupore.
Come tutti i grandi compositori, la Hazama si circonda di grandi solisti che fungono da ciliegine per la sua torta altamente creativa. Su tutti, si fanno apprezzare l’eccellente vibrafonista Stefon Harris, che piega il suono prodotto dalle sue bacchette in una improvvisazione sorprendentemente vicina ad una sequenza cantata (Tokyo Confidential), e il violinista Mark Feldman, che dispensa tutta la sua arte su What will You see When You Turn the Next Corner?
La scelta di titoli come Believing in Myself o la stessa What will You see When You Turn the Next Corner? rivelano il profondo valore di crescita personale che questo lavoro rappresenta per la Hazama che in esso ha riversato una notevole quantità di coinvolgimento e impegno, sia artistico che emotivo, per celebrare degnamente, come titola il suo disco, quell’attitudine al “viaggio che conduce al viaggio successivo” che ispira le sue composizioni.
Journey to Journey è un album sorprendentemente maturo in cui sono già presenti tutte le condizioni necessarie per fare di un lavoro musicale, un grande lavoro musicale.
Con esso Miho Hazama si presenta come una personalità musicale lungimirante e aperta alle diverse influenze, capace di raggiungere con un sol balzo il firmamento dei grandi compositori jazz attraverso una scrittura orchestrale dotata di approccio nuovo e la capacità di realizzare un opera musicale che andrebbe ascoltata più volte, affinché vengano colti gli innumerevoli ed ispirati elementi che la compongono.