INDIEHUB, co-working & musica, il progetto di Andrea Dolcino

Foto: il logo del progetto










INDIEHUB, co-working & musica, il progetto di Andrea Dolcino


Siamo a Milano, tra le stradine di un quartiere che adesso chiamano china town, ma che, in realtà, dietro il paravento cinese è un pullulare di attività legate al progresso e a soluzioni lavorative più europee che orientali. Tra i palazzi dall’aspetto monumentale e dalla sostanza secolare, sorge in via Bramante, in un loft accogliente e friendly, INDIEHUB. È un co-working moderno, professionale e tecnologico, con uno studio di registrazione di alto livello, una serie di postazioni confortevoli, sala riunioni e angolo ristoro: soluzioni globali per esigenze particolari al servizio dei professionisti. Abbiamo incontrato l’ideatore e realizzatore del progetto. Si chiama Andrea Dolcino ed ha una storia interessante da raccontare.



Jazz Convention: Parlaci di te. Chi è Andrea Dolcino?


Andrea Dolcino: Nasco come tecnico. Lavoravo nel campo dell’intrattenimento, in particolare, in quello dei telefoni cellulari. Lavoravo con prodotti che alla fine degli anni novanta hanno cominciato a essere le suonerie dei telefoni cellulari, che poi si sono evolute nelle applicazioni per smart phone. Ho avuto molte soddisfazioni in questo settore ma il mio obiettivo era di tornare alla produzione musicale.



JC: E il sogno si è avverato.


AD: Si! Nel 2001 ho frequentato una scuola specialistica per fonici ed ho aperto un piccolo studio in via Washington a Milano. Ho fatto un po’ di service. Poi sono entrato in contatto con una multinazionale e ho lavorato con loro per ben dieci anni. A quel punto il mio percorso professionale con la musica si è interrotto, sebbene lo mantenessi attivo come hobby e come interesse. Purtroppo mi stavo allontanando dalla musica sempre di più a causa degli impegni lavorativi che mi assorbivano totalmente. Ho sempre lavorato con dedizione e soddisfazione sebbene non amassi particolarmente il prodotto su cui lavoravo. Avevo l’ambizione di ritornare a quello che era il mio obiettivo e il mio sogno.



JC: E dopo cos’è successo?.


AD: Grazie al mio precedente lavoro entrai in contatto con le prime realtà di co-working e mi venne in mente di declinare questa nuova tendenza. Da qui l’idea di realizzare il primo co-working dedicato alla produzione musicale proponendo una infrastruttura che contenesse professionisti indipendenti e che potesse mettere a loro disposizione, sia a livello tecnico che organizzativo, gli strumenti delle grandi società, salvaguardando però l’agilità, la leggerezza e l’indipendenza propria dei liberi professionisti.



JC: Oggi, la tua passione per la musica in quale direzione va?.


AD: Non c’è un genere specifico che preferisco, ma trovo che nel jazz ci sia spazio per tutti i gusti. In particolare il jazz italiano sta dando grandi soddisfazioni dal punto di vista artistico. È un prodotto riconosciuto, meno derivativo di altri. Noi imitiamo tanto ma siamo anche imitati. È l’unico genere musicale, oltre alla musica classica, dove primeggiamo. La stessa cultura nordeuropea, benché abbia la leadership sulle innovazioni nel campo del jazz, spesso fa uso di temi melodici che vanno verso il Mediterraneo, anche se vengono trattati come citazioni, a differenza nostra che le abbiamo connaturate dentro. Non è per noi un modo per essere a tutti costi nazionalisti ma, essendo italiani, questo prodotto di fatto, ci rappresenta di più rispetto ad altri generi musicali. Mi piace quando il suono è un bel suono e c’è tanta escursione dinamica. Quando gli strumenti acustici sono ben accoppiati con, eventuali, strumenti elettronici. Nel jazz, questo, è abbastanza diffuso rispetto ad altri generi musicali.



JC: INDIEHUB, perché hai scelto questo nome e ufficialmente quando nasce?.


AD: INDIEHUB apre le porte nel 2013, ma l’idea nasce un paio d’anni prima. Il nome contiene due concetti: uno legato alla musica e l’altro al co-working. Hub si presta moltissimo al progetto di co-working perché ha varie declinazioni tra cui quella che mi ha ispirato di più, ovvero l’hub dell’aeroporto che è un luogo dove la gente s’incontra per caso, alle volte si ferma, alle volta non torna più. C’è un’atmosfera riconoscibile, dove ognuno sembra che abbia qualcosa d’importante da fare. Se quell’atmosfera la metti in un sistema produttivo diventa positiva, costruttiva e imprevedibile. Gli hub stanno avendo molto successo nelle loro diverse declinazioni. INDIE è la contrazione di “independent” e, in campo musicale, si riferisce a un genere specifico, l’Indie rock. Ma oggi la gran parte della produzione musicale è indipendente e il termine “indie” può essere associato al jazz e a moltissime produzioni artistiche. Indipendente non vuol dire fatto in casa, ma avere un rapporto diretto con le persone, sapere che dietro un marchio c’è un nome e un cognome e avere più facilità a comunicare con questa persona e a riconoscerne lo stile. Avere budget più bassi, per produrre, ma grandi risorse tecnologiche che fanno vivere alla musica un momento splendido.



JC: A Milano ci sei solo tu o ci sono altri che lavorano a questo tipo di esperimento?.


AD: In Italia INDIEHUB è l’unico esperimento di coworking dedicato alla musica. E, a quanto mi risulta, anche nel resto del mondo. Al momento nessuno ha pensato di declinare in questo modo il co-working.



JC: Fino ad oggi quante produzioni avete realizzato?.


AD: Abbiamo realizzato buona parte del catalogo 2013/2014 della Nau Records, registrato un lavoro importante con una big band, lavorato con molti jazzisti, in particolare di Milano. Mi ritengo abbastanza soddisfatto. Il co-working e i progetti futuri mi fanno credere che l’idea sia giusta.



JC: Quindi vedi un futuro radioso su questa scommessa?.


AD: Si!



JC: Le persone che frequentano INDIEHUB e che ospiti nella struttura che tipo di lavoro fanno?.


AD: Senz’altro va fatta molta attenzione alle persone che si mettono insieme altrimenti si rischia di creare situazioni sgradevoli. Ho a disposizione poche postazioni, una decina, e a volte sono io stesso a fare da filtro alle richieste e cerco di mediare alla convivenza. Ci sono uffici stampa, organizzatori di eventi musicali per grandi brand e dello spettacolo nel settore musicale. Abbiamo un creativo, ma lui si definisce un tecnico, un grafico. È a metà tra un artista e un professionista.



JC: Hai in mente degli sviluppi futuri per INDIEHUB? Quali direzioni ipotizzi?.


AD: Uno dei primi obiettivi è quello di guardare all’Estero. INDIEHUB ha delle caratteristiche che possono andare bene. Incentivare a trascorrere un periodo a Milano nel quale si possa mescolare un’attività produttiva a una di pubbliche relazioni o anche di vacanza. Mettere insieme la parte ludica a quella produttiva, cogliere l’occasione per registrare fuori porta condividendo delle energie con l’Italia. Allo stesso modo posso offrire un’esperienza molto utile a chi viene da fuori. Questo è senz’altro uno degli sviluppi futuri. Ci sono altre cose ma è ancora presto per dirlo.