Stefano Costanzo – Tricatiempo

Stefano Costanzo - Tricatiempo

Auand Records – AU 9034 – 2013




Stefano Costanzo: batteria, Fender Rhodes

Marcello Giannini: chitarra

Marco Pezzenati: vibrafono

Daniele Sorrentino: basso elettrico

Luca Aquino: tromba, live electronics






«Si può chiamare azione il gesto che afferma la propria vanità? Ciò che è vano può essere grandioso?» Estratti dai prescelti testi da La grandiosità del Vano, che se non fungono da diretto modello programmatico o ispiratore mantengono comunque l’attenzione sulle gracili ma intriganti implicazioni di forma e natura dell’Effimero, questi interrogativi colgono con un salto concettuale neppure troppo drastico anche alcuni tra gli elementi portanti nelle implicazioni del movimento stilistico fortemente di riferimento della presente operazione.


Si chiamassero Gong o Brand-X gli astri e le comete di quella eterogenea e mai tramontata costellazione ispirativa, il gruppo può permettersi di far rivivere per flashes, calzanti e linguisticamente mai pallidi, la più tesa stagione del primo prog-jazz, tratteggiando un proprio sound anche più ampio ed aggiornato, fondato su un groove di spessore che pur vive di ariosità ed aperture, in cui il controllato, efficace crescendo della propulsione ritmica è retto dall’elastica batteria e il basso scandisce l’incedere a passo alterno attraverso le camere acustiche in successione, coloristicamente innervato dalla tonica chitarra fusion e dalle liquidità vibranti e assertive del vibrafono, giovandosi dell’apporto di live-electronics e tromba, dalle uscite scultoree e incisive pur nella loro materia siderale, esitando in una combinazione non poi così impensabile né spregiudicata tra sospensione surreale, volumi in leggerezza e tonica progressione del disegno ritmico, alternando fasi di mixing più meditativo e trascinanti passaggi catartici e in solarità.


L’attrattivo e funzionale album riprende insomma con solido stile un modello che nelle molte neo-incarnazioni attuali mostra di non aver reciso il filo con le intuizioni e gli stilemi di gusto acerbo dei creativi originari, in questo caso senza stravolgimenti radicali e senza attingere alle soluzioni dei più estremi praticanti dell’elettronica; sollevando comunque la posta della (dis)organizzazione formale Tricatiempo non chiude le porte al dotarsi di un profilo enigmatico, abbeverandosi anzi di stati cangianti della Forma fatta di irruzioni emotive, progettualità e senso genuino della sorpresa, nell’accezione più positiva del libero, e complesso, “giocare con la musica”.