Gianmaria Testa, racconti in forma di canzone.

Foto: Fabio Ciminiera










Gianmaria Testa, racconti in forma di canzone.

Pescara, Festival delle Letterature dell’Adriatico – 9.11.2013.

Il concerto di Gianmaria Testa in trio porta sul palco una precisa idea di racconto: brevi episodi, scene di vita, spunti legati ad emozioni e ad immagini e inquadrati dal cantautore in una visione complessiva, coerente nei principi ispiratori e nel panorama disegnato, unitario nello scenario in cui si muovono i personaggi che popolano i vari brani.


La veste musicale offerta dal trio è fondamentalmente acustica e gli interventi degli strumenti elettrici ne mettono ancora più in risalto il sapore delle atmosfere e la grana. Accompagnato da Giancarlo Bianchetti alle chitarre e da Nicola Negrini al contrabbasso e al basso, Testa con la voce e con le chitarre sviluppa i racconti in forma fluente, lascia entrare nella costruzione del percorso quella qualità che tanto spesso lo ha avvicinato ai jazzisti e che lo ha portato a condividere con loro palchi e registrazioni e di cui lo stesso Testa racconta nell’intervista che abbiamo registrato in occasione del concerto. Gli interventi dei musicisti – sia nella più appariscente fase dell’assolo che nella basilare pratica dell’accompagnamento – completano il ragionamento e il disegno già presente nei brani: la creazione di una situazione morbida dove parole e immagini trovano l’agio per accondiscendere al proprio significato e prenderne di nuovi secondo quello che accade sul palco.


Il concerto presenta la recente pubblicazione di Men at Work, un doppio CD dal vivo che raccoglie 23 canzoni del repertorio del cantautore. Una sorta di antologia ragionata mirata alle tematiche del lavoro, alle sofferenze patite dalle figure più deboli in questi momenti di crisi, senza dimenticare gli aspetti più lirici, a seconda dei casi sognanti o malinconici: il senso delle canzoni si ispira di un problematico e mai scontato ottimismo, di uno sguardo positivo sia pure con un velo di pragmatica disillusione, di speranza salda ma conscia delle difficoltà da attraversare. Sul palco, Testa conduce gli spettatori e li fa entrare nel mondo delle sue storie: le canzoni si arricchiscono degli interventi, delle spiegazioni, di un quadro emotivo relativo al singolo brano ma, via via, sempre più incatenato con gli altri tasselli nel discorso delineato dal complesso dell’esibizione, una storia unitaria cui i vari personaggi e le le loro rispettive situazioni appartengono naturalmente. Un mondo che rispecchia, in una sorta di trasognato realismo, la nostra attualità: con questa attitudine Testa riesce a leggere e legare livelli emotivi e narrativi in uno sguardo che tiene conto sia di quanto si osserva che di quanto si prova, un continuo riflesso tra quanto accade dentro e fuori i protagonisti dei brani e, per traslato, nelle vite di tutti i giorni.