Amirani Records/Auditorium Edizioni – AMRN#030 – 2012
Franco Parravicini: chitarra acustica, e-bow guitar, chitarra elettrica, basso elettrico, adungu, live electronics
Alberto Morelli: pianoforte, organo elettrico, harmonium, bow vibraphone, voice-conch, live electronics, piffero, percussioni etniche, marranzano
Francesco Manzoni: tromba, flicorno
Daniele Sala: contrabbasso
Patrick Fassiotti: voce
Maurizio Dehò: violino
Francesco Manzoni : tromba
Dario Catanuto: live electronics
Mario Arcari: oboe, clarinetto
Roberto Mazza: oboe
Marco Bonetti: sax contralto, sax soprano, sax tenor3
Alessandro Castelli: trombone, euphonium
Simone Mauri: clarinetto basso
Federico Sanesi: batteria, percussioni etniche
Tommaso Bradascio: batteria
Dissoi Logoi è un’espressione greca che significa “discorsi contrastanti”, sta ad indicare un’opera anonima riconducibile alla sofistica, corrente filosofica risalente al quinto secolo avanti Cristo.
Il sofista era un sapiente, un esperto pronto a formare il ceto dirigente ma per denaro, ciò lo ha fatto bersaglio di una critica aspra, sopratutto da parte di Socrate/Platone. Il termine in seguito perdette il significato originario per assumere quello di imitatore di incantatore che riesce, con il suo ragionamento, a far prevalere come vero sia un discorso che il suo esatto contrario.
Da qui nasce il progetto fondato da Alberto Morelli e Franco Parravicini, autori di tutti i brani, che si caratterizza per la presenza di diversi stili ed influenze musicali. Si tratta di una formazione multietnica, anche nella strumentazione, che si nutre del jazz, del rock progressive, della musica contemporanea, dell’elettronica e delle musiche tradizionali provenienti da tutto il mondo.
In poco meno di vent’anni giungiamo al quarto album. Il trio di base – Franco Parravicini, Alberto Morelli e Federico Sanesi – si espande allargando la formazione ad un vero e proprio ensemble in cui la personalità dei singoli si declina per fare emergere la voce dell’insieme.
Nyx, ultima fatica, nella mitologia greca sta a simboleggiare la notte, madre di figure positive, come Hypnos (il sonno) gli Oneiroi (i sogni), ma anche di personaggi inquietanti: Thànatos (la morte) o Moros (la rovina).
Si parte con Grottesco tutto il baraccone, splendida traccia che introduce la voglia di sperimentare con suoni lisergici. L’uso dell’organo elettrico ci riporta immediatamente al sound delle formazioni rock progressive inglesi.
C’è un originalità di fondo nel costruire questi “discorsi contrastanti” fondata sul relativismo musicale e la piena compartecipazione tra i generi.
La ricamatrice si fonda su una reiterazione del tema creando un senso di sospensione. Il suono limpido della chitarra di Parravicini, ed un uso sapiente dell’elettronica, sono fondamentali. Apprezzabili gli interventi precisi di Simone Mauri al clarinetto basso.
L’approdo è un omaggio chiaro ed evidente alla musica degli Area, in cui la matrice jazz-rock si manifesta in maniera evidente e la voce di Patrick Fassiotti produce suoni gutturali che ci ricordano il grande Demetrio Stratos.
Non una parola che dicesse qualcosa è un breve componimento che guarda alla musica contemporanea con l’oboe di Roberto Mazza che dialoga in soliloquio.
Da segnalare, oltre all’apporto essenziale di Morelli al piano ed alle tastiere, Francesco Manzoni alla tromba, utile nel creare tensioni irrisolte (La montagna dell’anima e Madre Notte).
Volentieri ci lasciamo incantare dall’arte di questi “sofisti” che, con un lavoro coeso e concreto, riescono a fare da trait d’union tra generi e forme apparentemente lontane, senza cercare a tutti i costi facili sincretismi ed evitando di smussare le differenze.