Mina e il jazz

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Mina e il jazz.



«La musica… la musica. La amo, la adoro, la idolatro, la venero». È Mina a parlare in un’intervista per Vanity Fair nel dicembre 2003. Ma quale musica? «Quella che medica. Quella che ti estorce le lacrime. Quella che sembra essere l’unica entità che ti possa capire. Quella che ti persuade. Quella che conferma la tua solitudine. Quella che ti fa muovere. Quella che hai in gola e butti fuori e quella che hai in gola e tieni dentro. Quella che ti convince, anche se solo per un attimo, che siamo degli esseri umani degni di lei. Quella che ti fa trattenere il fiato come davanti al crollo di una diga. Quella che è l’unico, vero, potente stupefacente».


Mina, nel corso degli anni, esprime pareri lusinghieri su moltissimi colleghi da Nilla Pizzi ad Alex Britti, ma la dichiarazione più interessante resta forse quella su un grande jazzista: «(…) adoro Chet Baker. Lo amo quando suona, ma quando canta mi sembra un angelo. Un angelo cupo, solitario, pensoso, rancoroso, dolente, ma abbagliante. Usa il cervello, non la voce. Usa l’anima, non la gola. Sono pazza di lui. Sì, il finale [di Everything Happens To Me, registrato da Mina ben tre volte, 1964, 1993, 2012 e cantato appunto da Baker] è proprio un omaggio alla sua nobiltà. Sono felice. Felice che ci sia chi, come te, riconosca e ami la sua assoluta grandezza».


Ma lo scambio di complimenti tra Mina e i jazzisti è reciproco: «Mina è la più grande cantante bianca del mondo» dice, a metà degli anni Sessanta il mitico Louis Armstrong e sembra fargli eco la non meno leggendaria Sarah Vaughan, più o meno nello stesso periodo, durante il 1968, quando afferma: «Se non avessi la mia voce vorrei avere quella di una giovane ragazza italiana di nome Mina». Purtroppo Mina ha paura di volare in aeroplano e non andrà mai in America, da Louis e Sarah, a far conoscere la propria arte a un pubblico vastissimo, in grado di decretare la gloria internazionale anche a un illustre sconosciuto.


Mina resta comunque la numero uno in Italia, come pure nel resto d’Europa e in America Latina, giacché, fin dalle prime hit, canta in spagnolo, francese e tedesco molti dei suoi brani di successi, mentre lei del resto esegue cover da tutto il Pianeta privilegiando via via il rock and roll, la bossa nova, gli chansonniers, la pop music, l’easy listening, persino il nuovo rock e in parte il jazz bianco o nero. Già il jazz. È un discorso (o un problema?) ancor oggi aperto per i jazzologi, dato che prima o poi si devono porre l’annosa questione. Mina è (anche) una jazzista o quanto meno una vocalist incline al jazz puro?


La risposta, che forse potrebbe spiazzare molti puristi, è affermativa: Mina Anna Maria Mazzini da Cremona (ma nata a Busto Arsizio il 25 marzo 1940) resta tra le maggiori interpreti di musica leggera di ogni tempo, ma risulta altresì una jazz singer sui generis, che si dedica alla “materia” una tantum con risultati quasi sempre convincenti, nel corso della lunga carriera, a partire, andando a ritroso, dal Christmas Songbook del 2013 dove i riferimenti stilistici sono, fin dai repertori, ai crooners del passato d’Oltreoceano. A scrivere il canzoniere festivo reinterpretato da Mina sono i giganti di Tin Pan Alley, songwriter come Irving Berlin, Jimmy Van Heusen, Sammy Cahn, Frank Loesser, con pezzi cantati a loro volta da jazzisti vocalici quali Bing Crosby, Ella Fitzgerald, Judy Garland, Frank Sinatra fino a Willie Nelson, Michael Bublè, Norah Jones e Chris Brown.


Già l’anno prima, il 2012, forse Mina approda al non plus ultra per quel che concerne il personale approccio all’estetica jazzistica: nel disco c’è un quartetto jazz – formato oltretutto da eccellenti solisti come Danilo Rea al pianoforte, Massimo Moriconi al contrabbasso, Alfredo Golino alla batteria e Luca Meneghello alla chitarra – che dialoga con l’orchestra d’archi diretta da Gianni Ferrio, che è pure l’arrangiatore dei brani.


Quest’ultimo, che lavora da decenni con la cantante, sa valorizzare al meglio alcune peculiarità vocali che potrebbero assimilarsi al mondo del jazz. «Come canta Mina oggi – sostiene Ferrio – è il risultato di una specie di ricerca, forse inconscia, che ha fatto lei, per rendere con la voce quello che sentiva dentro, per dare alle parole “un suono” e non solo un significato, “un suono”. E poi la sua capacità di “sillabare”, “scandire”, assolutamente unica».


Ferrio resta ogni volta incantato dal rivedere un filmato dove Mina canta dal vivo dopo l’ascolto dell’arrangiamento che sa assimilare subito: «(…) è un incanto; e poi è bello sentirla che “si appoggia” sulle cose che faccio io, musicalmente, perché le intuisce, le capisce e poi, senza bisogno che io le dica quello che deve fare – anche perché ci conosciamo da tanti anni e quando scrivo, scrivo sapendo cosa lei è in grado di farci sopra – lei “valorizza” quello che io ho evidenziato con l’orchestra. Poi quando abbiamo finito mi guarda come a dire “hai sentito?”, “bene, no?”. E se io mi permetto di dirle brava… mi dice “uffa, ma smettila!”».


Andando indietro ancora nel tempo, è del 2005 l’altro importante contributo discografico che Mina offre al jazz: L’allieva è il titolo – all’inizio misterioso, visto che lei è ormai una “Maestra” per tutti – che vuole attribuire all’album in omaggio a Frank Sinatra di cui si considera quasi un umile studentessa dal quale ha ancora molto da imparare, benché nella vita sia lei a optare per un “gran rifiuto”, negli anni Sessanta, rinunciando a trasferirsi a Las Vegas e a Los Angeles alla corte di The Voice e del rat pack.


Poi, scendendo ancora più giù tra il 1995 e il 1975 in quasi ogni CD o LP ci sono almeno due-re jazz standard che possono diventare anche di più, se si aggiungono i pezzi brasiliani ormai fissi in un repertorio, dove Mina sa cantare veramente di tutto dal lied romantico alla disco music, passando attraverso romanze e funky-soul. È del 1974 Baby Gate un tributo “nostalgia” a se stessa, o meglio agli esordi (quando si esibisce con il buffo soprannome) all’insegna non solo del rock and roll, ma anche del tipico melodismo statunitense degli anni Cinquanta.


Quando poi, sul finire dei favolosi Sixties, in cui da semplice urlatrice diventa la signora della canzone italiana, rende omaggio al proprio genitore, offrendogli due album di classici americani, e li intitola umilmente A mio padre (1967) e Mina For You (1969). Ma ancor più indietro, in pratica agli inizi c’è già del jazz, fin dal primo autentico album Mina (1964), registrato tutto assieme e non come raccolta di singoli, dove si ascoltano sei grandi jazz standard.


Ma anche a due anni appena dal debutto, in particolare nel 1960, dagli archivi radiofonici salta fuori Begin The Beguine (classico swing) che intona in italiano, mentre al festival di Sanremo di quell’anno presenta Invoco te, con musiche di Glauco Masetti (sax tenore bebop) e parole di Gian Carlo Testoni (allora direttore del mensile Musica jazz). E a scoprire la diciottenne Mina è ancora un jazzista, Giulio Libano, che intervistato di recente, un po’ si ritrae dalle doti di talent scout.


«Eh sì, Mina e Celentano. Ma – precisa Libano – non è che li abbia scoperti io, non sono mica Cristoforo Colombo! Diciamo che li ho avuti in “dotazione”. (…) Li avevamo ascoltati entrambi per un provino. Il provino era andato bene e quindi abbiamo cominciato; però Mina e Celentano allora erano stati selezionati per due diverse case discografiche, la prima per l’Italdisc, il secondo per la Joker».


Il provino funziona e per Giulio è tutto okay: «Abbiamo detto subito: “Facciamo il disco! Se va bene, siamo tutti contenti, altrimenti sceglieremo altri cantanti!”. Ed è andata bene. Mina è partita subito velocemente» e sembra già la Mina di Studio Uno o Canzonissima: «Il suo istinto la portava a essere qualcosa di nuovo e diverso. Le ho dato qualche consiglio nei momenti di prova, appena prima di registrare, cose del tipo “sarebbe meglio fare così o cosà in questo o quel punto”. Lei accettava di buon grado e i risultati buoni arrivavano in fretta. Difatti incidiamo le prime quattro canzoni: con l’etichetta Broadway e il soprannome di Baby Gate canta Be bop a lula e When mentre per l’Italdisc interpreta Non partir e Malatia già come nome Mina».


E c’è molta farina del sacco di Libano nei primi dischi di Mina: «(…) facevo gli arrangiamenti, seguivo l’orchestra, scrivevo qualche canzone; venivo dal jazz e, nonostante dovessimo fare del rock and roll (perché era quello che chiedeva il mercato), curavo questi stessi arrangiamenti e dirigevo in modo jazzistico, volevo da Mina un certo tipo di intonazione. Del resto jazz e rock and roll non sono poi così lontani: sono generi che nascono dalla stessa cultura afroamericana (…) Mina il jazz lo ha cantato in un secondo momento. Però quando l’ho avuta io sotto contratto, ho cercato di avvicinarla al mio modo di pensare, che è sostanzialmente jazzistico. Ma è tutto qui. Ripeto, non ho mai insegnato come si canta a un cantante».


Riascoltando i dischi di Giulio con Mina, si sentono dei begli assolo strumentistici: «Se il solo veniva dal sax tenore, era sicuramente di Eraldo Volonté, se invece partiva dal contralto era di Fausto Papetti, due musicisti che provenivano sempre dal jazz (…) Tutta l’orchestra suonava come un live, avevamo un tre piste, mica i quaranta piste di oggi! C’era una vera e propria big band e si suonava tutti contemporaneamente, non la ritmica da parte e gli archi dall’altra, un pezzo qua e uno là, come si fa oggi».


Il ricordo degli anni con Mina sfocia poi, teneramente, sul personale: «erano ragazzi, ma erano educatissimi e rispettosi, avevano poi la sana abitudine di arrivare in orario; e non osavano darmi del tu. Prima di passare dal lei al tu, ho dovuto insistere, perché comunque tra colleghi musicisti, anche più giovani, ho sempre preferito e cercato un rapporto confidenziale. Con i colleghi sono sempre stato così. Ma in questo senso mi sembrano davvero altri tempi, non come adesso che certi divi si fanno aspettare le ore, tanto paga la casa discografica. E quando dicevo a Mina “Vediamoci in casa discografica alle dieci” lei arrivava alle dieci meno un quarto!».


Del resto l’elenco dei jazzisti che suona con Mina sarebbe lunghissimo: basti pensare che l’Orchestra della RAI presente nelle trasmissioni televisive in cui lei è la primadonna assoluta comprende virtuosi del calibro di Gianni Basso o Franco Cerri, con il quale la vocalist duetta in molte situazioni unplugged o “senza rete”, ossia dal vivo e non in playback e di fatto improvvisando al momento. Il duetto più celebre resta però quello con il belga Toots Thielmans all’armonica a bocca nel blues nostrano Non gioco più, al quale è legato un aneddoto: in origine dev’essere Fabio Treves a suonare, ma pochi giorni prima della registrazione, si rompe un piede; richiestogli un sostituito l’armonicista milanese spara grosso, dicendo «Thielmans» (ossia il meglio del meglio su quello strumento) e i produttori lo accontentano, ma favoriranno soprattutto Mina.


Mina e il jazz, quindi un discorso (o un problema?) ancora irrisolto, perché da un lato le doti vocaliche tra potenza e versatilità (in un brano sembra addirittura Billie Holiday, anche se nello scat potrebbe competere con Ella Fitzgerald) sono innegabili, dall’altro le scelte dei repertori soprattutti italiani) lasciano talvolta perplessi, come afferma un grosso estimatore, tra l’altro valente bluesman, oltre che cantautore musicista da studio: « [Mina] mi piaceva molto pur non essendo d’accordo su certe scelte, magari. Anche con Jimi Hendrix e Miles Davis non davo per scontato che tutto quello che facevano mi piacesse; la scelta di certi brani, nel caso di Mina. Ma l’esecuzione, quello che fanno loro, è sempre impeccabile, è una meraviglia. E quindi, quando mi hanno detto “con chi vorresti lavorare”… È una specie di sogno, no? Quindi, se uno sogna, sogna, “spara”».



Elenco del songbook jazzato registrato da Mina dal 1960 al 2013


1960

Invoco te (Glauco Masetti-GianCarlo Testoni) da Il cielo in una stanza

1960

Begin the beguine (Cole Porter) da inedito radiofonico

1962

Summertime (George Gershwin) da Moliendo cafè

1964

Mina (primo album e non raccolta di singoli)

The Nearness of You (Hoagy Carmichael-Ned Washington) da Mina

Angel Eyes (Matt Dennis-Earl Brent) da Mina

Stella by Starlight (Victor Young-Ned Washington) da Mina

You Go to My Head (J. Fred Coots-Haven Gillespie) da Mina

Stars fell on Alabama (Mitchell Parish-Frank Perkins) da Mina

Everything Happens to Me (Tom Adair-Matt Dennis) da Mina

1966

Ebb tide (Carl Sigman-Robert Maxwell) da Studio Uno 66

Lontanissimo (Somewhere) (Leonard Bernstein-Stephen Sondheim) da Studio Uno 66

1966

Se non ci fossi tu (Mario Rusca-Vito Pallavicini) da Mina 2

Full moon and empty arms (Ted Mossman-Buddy Kaye) da Mina 2

I’m glad there is you (Jimmy Dorsey-Paul Madeira) da Mina 2

Invitation (Paul Francis Webster-Bronislaw Kaper) da Mina 2

My melancholy baby (George Norton-Ernie Burnett) da Mina 2

I’m a fool to want you (Frank Sinatra-Jack Wolf-Joel Heron) da Mina 2

1967

Lazy River (Hoagy Carmichael-Sidney Arodin) da Dedicato a mio padre

I Should Care (Paul Weston-Sammy Cahn) da Dedicato a mio padre

The Man that Got Away (George Gershwin-Harold Arlen) da Dedicato a mio padre

That Old Feelin’ (Lew Brown-Sammy Fain) da Dedicato a mio padre

Sentimental Journey (Ben Homer-Les Brown-Bud Green) da Dedicato a mio padre

Johnny Guitar (Peggy Lee-Victor Young) da Dedicato a mio padre

1968

Cry (Churchill Kohlman) da Mina alla Bussola dal vivo

Per ricominciare (Can’t Take My Eyes off You) (Bob Gaudio, Bob Crewe, Ermanno Parazzini) da Mina alla Bussola dal vivo

1969

I Won’t Cry Anymore (Al Frisch-Fred Wise) da Mina For You

No Arms Can Ever Hold You (Art Crafer-Jimmy Nebb) da Mina For You

You’re Mine You (Edward Heyman-Johnny Green) da Mina For You

Can’t Help the Way I Am (Un colpo al cuore) (Giancarlo Bigazzi-Mario Capuano-Art Crafer-Jimmy Nebb) da Mina For You

I Want to Be Loved (Savannah Churchill) da Mina For You

And My Heart Cried (Art Crafer-Jimmy Nebb) da Mina For You

I’ll Never Be Free (Bennie Benjamin-George David Weiss) da Mina For You

1970

Mina canta o Brasil

1972

Fly me to the moon (In other words) (Bart Howard) da Mina dalla Bussola

1974

Bird dog (Boudleaux Bryant-Felice Bryant) da Baby Gate

Mr. Blue (DeWayne Blackwell) da Baby Gate

I only have eyes for you (Harry Warren-Al Dubin) da Baby Gate

That’s when your heartaches begin (Fred Fisher-William J. Raskin-George Brown) da Baby Gate

Don’t (Jerry Leiber-Mike Stoller) da Baby Gate

Flamingo (Ed Anderson-Ted Grouya) da Baby Gate

It’s only make believe (Conway Twitty-Jack Nance) da Baby Gate

I’m in the mood for love (Dorothy Fields-Jimmy McHugh) da Baby Gate

To be loved (Barry Gordy Jr.-Tyran Carlo-George Gordy) da Baby Gate

Non gioco più (Roberto Lerici – Gianni ferrio) da Del mio meglio n.3

1976

Moonlight Serenade (Glenn Miller-Mitchell Parish) da Plurale

Pennsylvania 6-5000 (Carl Sigman-Jerry Gray) da Plurale

Scettico blues (Dino Rulli-T. De Filippis) da Plurale

Mood Indigo (Duke Ellington-Barney Bigard-Irving Mills) da Plurale

1978

Georgia on My Mind (Hoagy Carmichael-Stuart Gorrel) da Mina Live 78

1979

Don’t take your love away (Isaac Hayes-Lee Hatim) da Attila

Street angel (Bobby Hart-Bobby Weinstein-Teddy Randazzo) da Attila

1983

Only you (Buch Ram/Andre Rand) da Mina 25

Nature boy (Eden Ahbez) da Mina 25

Che bambola! (Fred Buscaglione-Leo Chiosso) da Mina 25

Sophisticated lady (Duke Ellington) da Mina 25

Ho un sassolino nella scarpa (Marcello Valci) da Mina 25

Chattanooga choo-choo (Harry Warren-Mack Gordon-Devilli (Alberto Curci) da Mina 25

Misty (Erroll Garner-Johnny Burke) da Mina 25

1984

Strangers in the Night (Eddie Snyder-Charlie Singleton-Bert Kaempfert) da Catene

Estate (Bruno Martino-Bruno Brighetti) da Catene

Buona sera signorina (Carl Sigman-Peter De Rose) da Catene

1988

Il cielo in una stanza (Gino Paoli), con Renato Sellani da Oggi ti amo di più.

1988

Moody’s Mood (James Moody-Eddie Jefferson) da Ridi pagliaccio

You’ll Never Never Know (Paul Robi-Tony Williams-Jean Miles) da Ridi pagliaccio

I Left My Heart in San Francisco (Douglass Cross-George Cory) da Ridi pagliaccio

1989

La pelle nera (Ferrari) da Uiallalla

Johnny B. Goode (Berry) da Uiallalla

Black Betty (Ledbetter) da Uiallalla

Angeli negri (Testoni, Larici – Blanco, Álvarez) da Uiallalla

When Your Lover Has Gone (E.A. Swan) da Uiallalla

Are You Lonesome Tonight? (Turk – Handman) da Uiallalla

As Time Goes By (Hupfeld) da Uiallalla

Il plaid (con Toots Thielemans) (Giorgio Conte) da Uiallalla

1990

The Man I Love (George Gershwin-Ira Gershwin) da Ti conosco mascherina

1991

Stardust (Hoagy Carmichael-Mitchell Parish) da Caterpillar

I’m a Fool To Care (Ted Daffan) da Caterpillar

Doodlin’ (Horace Silver) da Caterpillar

1993

Everything Happens To Me – 5:35 – (Tom Adair-Matt Dennis) da Lochness

Body and Soul/Non so dir (ti voglio bene)/Nuages (medley) da Lochness

1995

A Night in Tunisia (Jon Hendricks-Dizzy Gillespie-Frank Paparelli) da Pappa di latte

They Can’t Take That Away from Me (George Gershwin-Ira Gershwin) da Pappa di latte

2005

These Foolish Things (Eric Maschwitz-Jack Strachey) da L’allieva

The Nearness of You (Hoagy Carmichael-Ned Washington) da L’allieva

Once I Loved (O amor em paz) (Antônio Carlos Jobim-Vinícius de Moraes-Ray Gilbert) da L’allieva

One for My Baby (and One More for the Road) (Johnny Mercer-Harold Arlen) da L’allieva

Angel Eyes (Matt Dennis-Earl Brent) da L’allieva

Blue Moon (Richard Rodgers-Lorenz Hart) da L’allieva

Strangers in the Night (Bert Kaempfert-Eddie Snyder-Charlie Singleton) da L’allieva

All the Way (Jimmy Van Heusen-Sammy Cahn) da L’allieva

Good-bye (Gordon Jenkins) da L’allieva

Dindi (Dindi) (Antônio Carlos Jobim-Aloysio de Oliveira-Ray Gilbert) da L’allieva

My Way (Comme d’habitude) (Claude François-Jacques Revaux-Gilles Thibault-Paul Anka) da L’allieva

Only the Lonely (Jimmy Van Heusen-Sammy Cahn) da L’allieva

April in Paris (Vernon Duke-E.”Yip” Harburg) da L’allieva

Laura (Johnny Mercer-David Raksin) da L’allieva

2009

I have a love (Leonard Bernstein – Stephen Sondheim) da Sulla tua bocca lo dirò

Bess, you is my woman now/I loves you, Porgy (George Gershwin) da Sulla tua bocca lo dirò

2012

da 12 (american song book)

September Song (Kurt Weill-Maxwell Anderson) da 12 (american song book)

Banana Split for My Baby (Louis Prima-Stan Irwin) da 12 (american song book)

Everything Happens to Me (Matt Dennis-Tom Adair) da 12 (american song book)

Have Yourself a Merry Little Christmas (Ralph Blane-Hugh Martin) da 12 (american song book)

I’ll Be Seeing You (Sammy Fain-Irvin Kahal) da 12 (american song book)

I’m Glad There Is You (Jimmy Dorsey-Paul Madeira) da 12 (american song book)

I’ve Got You Under My Skin (Cole Porter) da 12 (american song book)

Just a Gigolo (Leonello Casucci-Irving Caesar) da 12 (american song book)

Love Me Tender (Elvis Presley-Vera Matson) da 12 (american song book)

Over the Rainbow (Harold Arlen-Edward “Yip” Harburg) da 12 (american song book)

Anytime Anywhere (Mary Imogene Carpenter-Lenny Adelson) da 12 (american song book)

2013

Old fashion Christmas (Kenny Williams-F. P. Sturm) da Christmas Song Book

The secret of Christmas (James Van Heusen-Sammy Cahn) da Christmas Song Book

Baby, it’s cold outside (Frank Loesser) da Christmas Song Book

I’ll be home for Christmas (Walter Kent-Kim Gannon) da Christmas Song Book

Have yourself a merry little Christmas (Ralph Blane-Hugh Martin) da Christmas Song Book

Jingle bell rock (Joe Beal-Jim Boothe) da Christmas Song Book

Silent night (Franz Xaver Gruber-John Freeman Young/Joseph Mohr) da Christmas Song Book

Let it snow (Jule Styne-Sammy Cahn) da Christmas Song Book

How Lovely is Christmas (Alec Wilder-Arnold Sundgaard) da Christmas Song Book

Santa Claus Got Stuck in My Chimney (Billy Moore Jr.-William D. Hardy) da Christmas Song Book

It Came Upon a Midnight Clear (Richard Storrs Willis-Edmund H. Sears) da Christmas Song Book

White Christmas (Irving Berlin) da Christmas Song Book