Carla Bley/Andy Sheppard/Steve Swallow – Trios

Carla Bley/Andy Sheppard/Steve Swallow - Trios

ECM Records – ECM 2287 – 2013




Carla Bley: pianoforte

Andy Sheppard: sax tenore, sax soprano

Steve Swallow: basso elettrico





Incipit: Trios è un disco che sfiora la perfezione. Trasuda umiltà e grande musica. Da parte dei musicisti non c’è alcun atteggiamento di supponenza verso brani che in passato hanno avuto vite diverse. Qui acquistano una nuova fisionomia, si asciugano nelle forme, che diventano minimali, ma conservano quei contenuti che li hanno resi dei piccoli gioielli forgiati dalla lucida e creativa ingegnosità della Bley. La pianista cesella tocchi sapienti e carichi di sostanza, mentre Swallow e Sheppard si muovono su livelli siderali. Le loro note fluttuano nell’aria come gorghi ventosi le cui spirali si muovo attorno alle mani antiche e magiche della Bley, vero centro di una trinità perfetta. L’opera, si perché parliamo di un’opera a tutti gli effetti, si apre con il basso elettrico di Swallow, che usato come chitarra introduce, l’etereo e fulgido Utviklingssang, un brano di ieratica compostezza, una processione di note che si levano nell’aria attraverso l’ispirato e composto Sheppard. È ancora Swallow ad introdurre il secondo pezzo intitolato Vashkar, un brano dall’andamento mediterraneo, arabeggiante, sincopato nelle cadenze di pianoforte, che, a tratti, cedono ai forzuti tocchi “classici” di Sheppard e alle lusinghe ritmiche di un pianismo di ritorno. È proprio quest’ultimo che fa da apertura al free improvvisato di Les Trois Lagons (d’apres Henri Matisse), un pezzo che si alimenta attraverso le suggestioni pittoriche di Matisse. Wildlife cede, come il “gemello” precedente, al piano le cadenze iniziali, che lentamente chiamano sul proscenio gli altri strumenti. La scena si divide in tre, ognuno recita la sua parte prima di raggiungere un territorio comune dove gli strumenti s’incrociano e creano un unico ed alto momento di perfezione sonora. Swallow fa da solida base a un edificio che sostiene le note perlacee di Bley e le fughe melodiche di uno Sheppard, perfetto nel rivestire di luce e cascate di suoni, The Girl Who Cried Champagne, un’opera che possiamo chiamare tranquillamente capolavoro.