Studioottanta – 2013
Antonio Marangolo: sassofoni, pianoforte, percussioni
Stefano Solani: contrabbasso
Gilson Silveira: percussioni
Antonio Marangolo è noto soprattutto per le sue collaborazioni con autori quali Paolo Conte, Ivano Fossati, Francesco Guccini e Vinicio Capossela, fra gli altri. Malgrado questa lunga frequentazione con il gotha del cantautorato italiano, il musicista catanese di nascita, ma residente da anni nel basso Piemonte, si autodefinisce principalmente un jazzman. Non stupisce, quindi, l’uscita di un disco come questo, dove si respira l’aria di un jazz moderno o contemporaneo, speziato da aromi centro e sud americani.
La formula del trio senza chitarra o pianoforte consente una grande libertà ai tre protagonisti. Marangolo espone temi semplici di sapore malinconico, su cui lavora ripetendo il motivo con cambi di intensità e modifiche della dinamica. In corso d’opera il sassofonista aggiunge qualche variazione circoscritta, contenuta e imbraccia uno strumento diverso rispetto all’inizio del brano, per decorare di timbro e tinte diversi le sue composizioni. In alcune tracce sono usate delle sovraincisioni e compare sulla scena un pianoforte, utilizzato a fini coloristici.
Gilson Silveira, batterista brasiliano ma residente da tempo in Italia, approfitta dello spazio a sua disposizione per supportare il canto dolente del sax per mezzo di interventi obliqui, sghembi. Tiene saldamente in pugno il ritmo, anche se piazza a volte colpi apparentemente eterogenei con il discorso del leader. In realtà le percussioni creano un battito, una pulsazione regolare, malgrado un certo numero di divagazioni, funzionali all’andamento zigzagante dei pezzi.
Stefano Solani pizzica il suo contrabbasso traendone suoni magri e sospesi. Raramente usa l’archetto, solo quando il clima si surriscalda, per esprimere intensità. Di norma il suo accompagnamento è misurato, scarno ma efficace Negli assoli il bassista, invece, diventa discorsivo e poetico.
Il livello dei nove brani è più o meno analogo. Si distingue fra le altre tracce Cuernavaca, dedicata a Ornette, Mingus e Gil Evans. Il brano inizia con un solo severo di Solani su cui si apre un tema largo esposto dal sax, ripreso diverse volte in maniera sempre più struggente. Da qui comincia una sorta di fusione a freddo o a caldo tra il free con l’anima blues di Ornette Coleman e la musica latina o messicana. Questo delle mescolanze, delle contaminazioni è, d’altra parte, uno dei punti caratterizzanti il percorso di Marangolo nella musica improvvisata. Basti pensare al titolo di un cd precedente, Sebastian Coleman gallery, dove si cercava di conciliare la musica di Bach con quella di Ornette.
In conclusione Sirkus Trio è il disco di un personaggio che può dire la sua autorevolmente nell’ambito del jazz del nostro paese, anche se la sua attività, il suo nome restano legati indissolubilmente a tanti dischi storici della musica leggera italiana di qualità.