Artesuono – art 119 – 2013
Glauco Venier: pianoforte
Giorgio Celiberti: opere
Viene spontaneo subito interessarsi ai quadri di Giorgio Celiberti, fotografati e riportati in un libretto allegato alla copertina del cd. In realtà si tratta in maggioranza di grandi affreschi su tela o su tavola, ma anche in questa forma ridotta si comprendono lo stile, il modo di operare dell’ottantaquattrenne pittore friulano. Sono immagini che descrivono e riferiscono attraverso lo sguardo iconico dell’anima dell’artista. Sono composti da linee che si intersecano, che convergono, si incontrano e si scontrano. Sono visioni di paesaggi, memoria di avvenimenti filtrati dalla sensibilità, dalla maniera di osservare la realtà e la vita, tipici di Celiberti. E’ l’esperienza vissuta, o sentita raccontare, introiettata e poi proiettata sulla tela nella pura essenzialità, oltre l’aspetto esteriore. A questa serie di dodici opere sono accostate dodici improvvisazioni di Glauco Venier.
Il pianoforte individua un motivo, lo accarezza, lo volta e lo rivolta con grazia e sentimento. Accelera e rallenta, pensando e pesando ogni nota. Si incanta su una frase, la rilegge, la ripropone. L’incanto per tranfert arriva all’ascoltatore. E’ in questa ricerca utopica di poter collegare segno e suono, la forza del progetto. Non solo, oltre questo aspetto evidente, si intuisce, sotterranea, la presenza di un substrato culturale comune che sottende a questo tipo di operazione. Sono i luoghi, le persone, le tradizioni a costituire il terreno di incontro fra due personaggi che si conoscono da pochi anni, ma che hanno tante storie da rimeditare insieme. E’ il legame fortissimo con il territorio a funzionare da collante fra chi dipinge con tavolozza e colori e chi lo fa con gli ottantotto tasti bianchi e neri. Si può, quindi, rendere merito a Fabrizio Fabris, regista di tutta l’operazione, per aver voluto incrociare il percorso di queste due eccellenze del Friuli. Senza tanti discorsi o giri di parole i due si sono appassionati vicendevolmente delle loro creazioni artistiche e la magia della condivisione, della fusione dei due linguaggi, si è concretizzata.
Per Glauco Venier è una sorta di prova generale, senza voler sminuire il contenuto di questo album, per la prossima incisione in solo targata ECM, dopo le incisioni con Norma Winstone e Klaus Gesing. Il pianista dimostra, infatti, di avere le carte in regola per aspirare ad un apprezzamento su scala internazionale delle sue capacità di improvvisatore-compositore di melodie e di armonie vicine o oltre il jazz, espressioni di un mondo interiore consapevole delle sue origini geografiche.