Storie d’amore non troppo riuscite, ironia e swing nel nuovo disco di Claudia Cantisani.

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Storie d’amore non troppo riuscite, ironia e swing nel nuovo disco di Claudia Cantisani.


Claudia Cantisani, cantautrice dotata di personalità e forza comunicativa, ha pubblicato il suo secondo disco Storie d’amore non troppo riuscite. Nove brani, che sono dei racconti brevi, dal taglio originale, ironico, che esprimono innovazione semantica e oblique visioni di umana quotidianità. La Cantisani accompagna le sue narrazioni a ritmo di swing, che proditoriamente usa non per viaggiare indietro nel tempo ma per incastonare fuori dal tempo episodi umani di ordinaria vitalità.




Jazz Convention: Parlaci di te, chi è Claudia Cantisani?


Claudia Cantisani: E’ una cantante lirica ma non lirica, nel senso che ha studiato al conservatorio musica classica, ma Claudia Cantisani è una cantante di swing, che a volte si diverte a suonare l’armonica



JC: Con quale musica e musicisti di riferimento sei cresciuta?


CC: La musica classica, il jazz e il cantautorato italiano sono i generi musicali che ho più ascoltato. Della classica il mio riferimento è Mozart per il suo linguaggio magnificamente leggero; invidio il genio di Cole Porter e George Gershwin che ha permesso loro di essere i capostipiti di un linguaggio contaminato da elementi classici e da ritmi e melodie jazz e infine amo le orchestrazioni di Paolo Conte e l’ironia brillante di Sergio Caputo. La voglia però di suonare l’armonica mi è venuta ascoltando le ballate rock di Alanis Morissette



JC: Ti ritieni una cantautrice prestata al jazz ?


CC: Mi ritengo una cantautrice che “si guarda intorno”, ma sempre tendendo un occhio di riguardo ai colori e alle sfumature del jazz



JC: Le tue composizioni sono un condensato di felice ironia, originalità e scanzonata narrazione: come nascono? Quando scrivi hai già in mente la musica delle tue canzoni o quella viene dopo?


CC: Le mie canzoni sono storie vissute che ho assorbito dalla gente. Attorno a noi succede tanto, basta saper cogliere il lato ironico o magari quello che più ci fa ridere. A volte sono le parole che fanno da apripista alla musica, tante altre il tutto nasce da una semplice melodia



JC: Storie d’amore non troppo riuscite è il tuo secondo disco. Come ha preso vita?


CC: Il disco è nato nel preciso momento in cui ho avvertito l’esigenza di far divertire il pubblico con le mie canzoni… che poi dovrebbe essere il fine ultimo di tutta l’arte in generale: risollevare gli animi!



JC: I nove brani, in chiave swing, sono realizzati in coabitazione con Felice Del Vecchio: ce li puoi raccontare in breve?.  


CC: Il termine coabitazione è assolutamente esatto, dato che con Del Vecchio ci coabito da un pò di anni! Sono nove storie d’amore, in cui si racconta l’amore da un altro punto di vista, come in Ma perché dove lei lo ama ma lui non ricorda neanche come si chiama; come ne La storia di Egidio in cui si racconta di un amore non confessato ad una cameriera di un bar di provincia; come in Resisto un amore-odio nei confronti del paese in cui si è per un motivo o un altro, costretti a vivere; o infine come ne I mestieri impossibili in cui si racconta di un amore per un lavoro che non c’è, ma che però bisognerà pure inventarselo



JC: Nel disco suona un cast di jazzisti – Felice Del Vecchio, Felice Clemente, Massimo Moriconi, Massimo Manzi, Massimo Morganti e Pietro Condorelli – di prim’ordine: quali affinità vi uniscono e com’è avvenuta la scelta?


CC: Volevo fare un disco dove si suonasse in presa diretta, un live in studio! Quale miglior occasione quindi per poter coinvolgere un cast di jazzisti di prim’ordine e fargli suonare le mie canzoni. Risultato: buona la prima, al massimo la seconda su un paio di tracce. Ci siamo sentiti avvolti da una sensazione di familiarità immediata con tutti i musicisti e io credo che questo sia dipeso dai brani stessi: tutti si sono infatti divertiti e impegnati nella giusta dose a suonarli. E poi ci ha unito molto il vino bianco dell’agriturismo in cui alloggiavamo!



JC: Cosa t’aspetti da Storie d’amore non troppo riuscite?


CC: Tanta felicità!