Foto: da internet
Slideshow. Satelliti.
Jazz Convention: Così, a bruciapelo, chi sono i Satelliti?
Satelliti: Satelliti è un duo elettroacustico formato da Andrea Polato e Marco Dalle Luche (rispettivamente batteria e tastiere)
JC: Mi parlate subito del vostro nuovo disco?
S: Transister é un disco nato dagli sviluppi di In Magen des Kosmos, il nostro primo lavoro. Vive della stessa scintilla che anima anche le nostre performance live: estemporaneità. Rispetto al primo è più a fuoco per quello che riguarda alcune strutture/passaggi ritmici e più aggressivo. A parte alcune atmosfere più rarefatte, è dominato da uno step sequencer ossessivo dietro al quale si muovono i tamburi della batteria che insieme creano la canvas per le onde di sintetizzatori che si muovono tra lo psichedelico e l’avant-garde
JC: Mi raccontate i vostri esordi musicali separati, come nasce il gruppo e perché si chiama così?
Andrea Polato: Background da batterista rock/stoner con seguente immersione nel funk/jazz/latin.
Marco Dalle Luche: Formato nell’ambiente house underground milanese 80/90 per poi, una volta trasferitosi a Londra, studiare armonia jazz e improvvisazione. Il gruppo nasce a Bolzano dove Andrea e Marco si incontrano nel 2010 e iniziano da subito a jammare. La loro compatibilità musicale, seppur determinata da una diversità sia di idee che di suono, porta al nome Satelliti. Due entità che orbitano intorno allo stesso centro gravitazionale: la musica.
JC: Quali sono i motivi che vi hanno spinto a diventare musicisti?
AP: Una forte attrazione verso la ritmica e l’effetto “tribale” che ha sulla gente che ascolta.
MDL: Il fascino del suono e la necessità di creare…
JC: Vi ritenete esponenti del nuovo jazz o preferite altre definizioni per il vostro sound?
S: È sempre difficile darsi una definizione. Non siamo molto in contatto con la scena nu jazz, quindi ci viene difficile pensarci tali. ElectroJazzRock o Space Jazz sono forse le definizioni più vicine.
JC: Ma cos’è per voi il jazz?
S: Il Jazz é libertà di espressione e capacità di linguaggio. L’unione sincera, pulita, di proprietà di linguaggio, dialogo (ascolto) e il semplice avere qualcosa da dire da vita al jazz.
JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?
S: Gli scenari socio culturali dei vari periodi hanno dato vita alle diverse forme di jazz. Senza uno di questi elementi stiamo parlando di standard jazz e purtroppo dell’idea che un certo tipo di musicisti/pubblico ha del jazz. Per noi il jazz è strumentale, dove l’assenza di parola permette a un sentimento espresso dal musicista di arrivare direttamente all’ascoltatore, senza passare attraverso i filtri della mente.
JC: Tra i dischi che avete ascoltato quali portereste sull’isola deserta?
MDL: The Dark Side of the Moon.
AP: Nessuno, perché sulla mia isola deserta non c’è corrente.
JC: Quali sono stati i vostri maestri nella musica, nella cultura, nella vita?
AP: Miles Davis, Frank Zappa, The Beatles.
MDL: Miles Davis, mia Mamma
JC: E i musicisti che ti hanno maggiormente influenzato?
AP: Buddy Rich, John Zorn.
MDL: Bill Evans, Herbie Hancock, Steve Howe.
JC: Qual è per voi il momento più bello della vostra carriera di musicisti?
S: Il più bello deve ancora arrivare. Per ora come Satelliti il concerto al Duna Jam in Sardegna, dove abbiamo suonato sulla spiaggia, al tramonto, con il mare alle spalle.
JC: Come vedete la situazione della musica in Trentino Alto Adige?
S: Come tante piccole realtà ci sono a livello individuale/potenziale degli ottimi musicisti, che però per assenza di “giro” o “scena” non riusciranno mai ad assaporare la musica come meriterebbero. Rimane il fatto che per lo stesso motivo, magari, riusciranno a fare qualcosa di veramente originale.
JC: E più in generale della musica e della cultura in Italia?
S: Ci sono tante realtà interessanti a livello culturale/musicale. La percezione è che, come in altri campi, lo sviluppo della creatività risenta del sistema che non investe sul nuovo, non rischia ed é schiavo del passato.
JC: Cosa state progettando a livello musicale per l’immediato futuro?
S: La cosa più importante per ora é la promozione del disco. Vogliamo portarlo in più paesi possibili e in questa esperienza lavorare sul nuovo, mantenendo ciò che abbiamo fatto di buono fin ora, non come elementi musicali ma come attitudine.