Foto: Gianni Montano
Gli Aperitivi in Jazz del Teatro Carlo Felice di Genova – Gennaio/Febbraio 2014.
Genova, Teatro Carlo Felice. 10.1.2014/27.2.2014
L’intelligente iniziativa del teatro genovese Carlo Felice, aperitivi in jazz, riprende con la stessa formula nell’anno nuovo proponendo il 10 gennaio il quintetto Jazz time. Il programma dell’esibizione è piuttosto vario. Si sposta dalla bossa nova alla ripresa di standards, con incursioni nella canzone d’autore, Vedrai vedrai di Luigi Tenco e un brano cult di Mina, Non gioco più, famosa per l’intervento, nella versione originale, dell’armonica a bocca di Toots Thielemans. Lo stile piuttosto monocromatico della cantante Betty Ilariucci e l’accompagnamento altrettanto privo di smalto dei quattro musicisti alle sue spalle, però, tutto appariglia, appiattisce. Soltanto il sassofonista Mauro Calligaris, ogni tanto, tira fuori qualche intuizione felice nei suoi assoli per smuovere le acque, per uscire da un contesto per il resto poco convincente.
Va decisamente meglio il 27 con il trio di Michela Lombardi. La cantante toscana, già collaboratrice agli esordi di Stefano Bollani, presenta una serie di brani originali, alcuni derivati dal cd So april hearted inciso nel 2008 da un’analoga formazione. Le canzoni sono sia in lingua inglese che in italiano e vengono eseguite dalla voce gradevole della bandleader e paroliera, caratterizzata da un bel timbro e da un”attenzione mirata a sottolineare i passaggi da un tono all’altro nei diversi pezzi. Accanto a lei si disimpegna con bravura il pianista Piero Frassi, dotato di una tecnica ineccepibile, frutto di preparazione accademica e di un eloquio caldo e delicato allo stesso tempo. Completa il quadro l’argentino Adrian Fioramonti, capace di immettere linfa latina nelle composizioni con una chitarra calibrata sulla lunghezza d’onda dei due partners.
Il 6 febbraio è il turno di Fabrizio Mocata e del suo trio, che propone un repertorio in larga parte tratto dal suo cd in uscita Free the opera. Il giovane pianista è un melomane di provata fede e rivisita in jazz arie provenienti da opere di Puccini, quali La boheme o Madama Butterfly e di Verdi con La donna è mobile fra le altre. Non è questo un puro tentativo di rimodernare autentici capisaldi del canto lirico italiano. Mocata ama spassionatamente questa musica e la esegue come piace a lui, principalmente perché la adora. Non ha l’intenzione, perciò, di stravolgere brani immortali, patrimonio del belcanto nostrano. Il concerto è, in tal modo, piacevole e coinvolgente. Spesso i motivi sono nascosti da arrangiamenti che li svelano dopo introduzioni enigmatiche, a celare più che a mostrare. Il musicista siciliano, ma fiorentino d’adozione, è brillante e incisivo e ha un valido aiuto da un bassista melodico come Giammarco Scaglia, sempre proiettato a cantare la sua parte, più che ad accompagnare semplicemente. Il batterista Andrea Marcelli si lascia trasportare nella rilettura funky di alcuni pezzi, picchiando sulla pelle dei suoi tamburi con vigore e veemenza. Sa, però, ritornare al suo posto disciplinatamente, quando c’è da sfumare più che da rimpolpare il ritmo. Sul finale entra in scena il tenore Armillato per una versione di Volver, cavallo di battaglia di Gardel. Mocata rivela in questo modo, il suo secondo amore dopo la lirica, il tango argentino. È di prossima pubblicazione, infatti, un disco proprio in accoppiata con lo stesso cantante e basato su celebri tanghi.
Il 13 febbraio torna al Carlo Felice Riccardo Arrighini, questa volta in trio. Rispetto all’esibizione in solo del 2013, ci sono consistenti cambiamenti. Il pianista si serve anche dell’elettronica, oltre che dello strumento acustico e i pezzi sono in larga parte provenienti dal cd Like children on a way lawn…, registrato con gli stessi compagni di viaggio. Accanto a diversi temi originali, si ascoltano alcuni standards, fra i quali Invitation, di cui si conoscono più versioni da parte di Bill Evans. Il tastierista è al solito scintillante e cristallino. Non eccede con gli effetti elettronici, anche se non mancano digressioni in un jazz rock melodico, non particolarmente aggressivo. È sicuramente apprezzabile l’intesa con i due valenti partners, il venticinquenne batterista Emiliano Barrella e il ventottenne contrabbassista Pietro Martinelli. La formula, però, ricalca da vicino similari esperienze di nomi in auge, “di moda” nel panorama del jazz contemporaneo, quali Yaron Herman, Shai Maestro o Tigran. Arrighini è sicuramente più personale nella rilettura di brani sinfonici o operistici, dove porta avanti una ricerca certamente originale e foriera di migliori risultati artistici.
Il 27 febbraio debutta a Genova il trio di Giovanni Guidi. La formazione è la medesima del cd City of broken dreams inciso a Lugano per la ECM nel 2012. L’esibizione è in acustico e penalizza gli spettatori delle ultime file cui non arrivano le sottigliezze di una proposta davvero di grande fascino. Guidi ricama temi facili su cui improvvisa trascinando la musica su altre traiettorie, rispetto all’incipit, ben sostenuto dall’azione simultanea e confluente di due autentici assi sui rispettivi strumenti. Thomas Morgan ha l’aspetto di un adolescente, ma dimostra una maturità straordinaria come musicista. È perfetto nel seguire la linea tracciata dal pianista e nel riempire gli spazi a sua disposizione di suoni fantasiosamente armonici. Joao Lobo è il colorista del gruppo. La sua batteria dipinge sfondi screziati per mezzo di un accompagnamento creativo nel modo e nel tono. Insieme i tre non reinventano il linguaggio del classico trio piano-basso-batteria, ma offrono una sintesi stilistica di pregio, fra il neoromanticismo non mieloso, il free liberatorio, la lunga ombra della lezione di Keith Jarrett. Fra i momenti da ricordare del concerto si può annoverare una pensosa e asciugata da possibili orpelli Quizas, quizas, quizas, non compresa nel disco nominato in precedenza.
Il pubblico è, in ogni occasione, numeroso e riesce a conciliare l’attenzione verso quanto succede sul palco con i succulenti apericena da consumare in contemporanea, mantenendo l’inevitabile brusio di sottofondo in limiti del tutto accettabili.
Formazioni e Musicisti:
Venerdì 10 gennaio 2014
Jazz Time Quintett
Betty Ilariucci: voce
Luca Cresta: pianoforte
Stefano Ferrero: basso
Uriel Kunreich: batteria
Mauro Calligaris: sax
Giovedì 30 gennaio 2014
Michela Lombardi Trio
Michela Lombardi: voce
Adriàn Fioramonti: chitarra elettrica
Piero Frassi: pianoforte
Giovedì 6 febbraio 2014
Fabrizio Mocata Trio “Free The Opera”
Fabrizio Mocata: pianoforte
Gianmarco Scaglia: contrabbasso
Andrea Marcelli: batteria
Giovedì 13 febbraio 2014
Riccardo Arrighini Trio
Riccardo Arrighini: pianoforte
Pietro Martinelli: contrabbasso
Emiliano Barrella: batteria
Giovedì 27 febbraio 2014
Giovanni Guidi Trio
Giovanni Guidi: pianoforte
Thomas Morgan: contrabbasso
João Lobo: batteria