Iris Ornig Music – 2012
Iris Ornig: contrabbasso
Kurt Rosenwinkel: chitarre
Mike Rodriguez: tromba
Helen Sung: pianoforte
Marcus Gilmore: batteria
A seguire un primo episodio discografico, certo più che prova generale, quel New Ground della cui line-up vorremmo almeno ricordare l’originale vocalist Rebecca Martin, ci si attendeva un rilancio progettuale dalla contrabbassista-compositice trasvolata dalle originarie sponde germaniche del lago di Costanza verso le ribalte della Grande Mela, e già usa a cimentarsi con personaggi quali la preziosa Gretchen Parlato o più recentemente lo harrelliano Wayne Escoffrey.
Album di ulteriore conferma dunque, non solo per le garanzie nominali dei sidemen, ma in buona parte grazie al conformato soundscape che si snoda coerente lungo le dieci tracce, opere di scrittura appunto della leader, che attua anche un re-imagining di due pop-songs, The way You make me feel e Venus as a boy (rispettivamente di Michael Jackson e Björk).
Programma di toniche impulsività mainstream, elaborato dalle visioni di Ornig e vivificato dalla perlata e in più occasioni dilagante chitarra di Kurt Rosenwinkel, dalla limpida tromba di Mike Rodriguez, dalle pertinenti uscite pianistiche di Helen Sung, imbastito in sintonia col vigile drumming del capace Marcus Gilmore dagli interventi di garbo deciso della leader, la cui regia appare in primis attenta a far quadrare le generali armonizzazioni dinamiche.
Album già di buon riscontro, che tra i primi testimonial ha già potuto vantare addirittura un sorridente Bill Clinton durante la campagna di rielezione pro-Obama, No Restrictions è gradevole e non-gratuita lezione di equilibrio e gusto incruento, senza tema di conformarsi una facciata old-fashioned, ma in realtà percorsa da una energica vena giovanilista e insieme di maturi sentori.
Particolarmente a proprio agio nella lunga distanza, Iris Ornig si definisce interessante firma europea in efficace sintonia con le meccaniche del gusto e della scena oltre-atlantica, coronando in modo vincente e carismatica i propri artistici cimenti convogliati, nei loro più recenti esiti, in questa riuscita incisione per cui solleviamo un convinto “positive thumb”.