L’estate dei festival: Imaxinasons

Foto: Manifesto del Festival






Imaxinasons

5° festival de jazz de Vigo

25 giugno – 5 luglio 2009

Concertos # Conferencias # Mesas refondas # Master Class # Música na rúa


Si è conclusa nel migliore dei modi, con una trionfale esibizione della Vienna Art Orchestra nel monumentale Teatro Caixanova, la quinta eccezionale edizione di Imaxinasons, festival di nuovo jazz della graziosa città di Vigo in Galizia (Spagna), un’iniziativa che per organizzazione generale e scelte artistiche si pone tra le più interessanti nell’intero panorama europeo nell’ambito della musica afroamericana.


Molte infatti sono le peculiarità di Imaxinasons che lo rendono un esempio da seguire anche in Italia e nel resto del Continente: per restare ai soli due livelli summenzionati (organizzazione e scelte), da un lato l’idea di distribuire il festival in ben due settimane (persino con un paio di prologhi il 6 e il 20 giugno) e di presentare non più di tre concerti per sera, oltretutto distinti in due location – per un totale di 40 set per 11 giorni consecutivi – è parsa vincente e assai ben accolta da un pubblico sempre numeroso e competente, in grado di entusiasmarsi anche di fronte a proposte ardue o radicali; del resto l’idea di lavorare con un pubblico soprattutto locale (della città, dei dintorni o al massimo della Regione) risulta alquanto positiva anche nel modo assai discreto e per nulla invadente (a differenza di ciò che accade in tanti, troppi jazz festival europei) di offrirsi e presentarsi a musicofili e neofiti.


E’ forse questo un terzo livello su cui andrebbero magari spese altre parole encomiastiche, ma per il jazz fan vale invece la pena di insistere sulle scelte operate dagli organizzatori di Imaxinasons, in primis il direttore artistico, Baldo Martinez, valente contrabbassista noto in tutt’Europa, ben coadiuvato da Quinino MMM, critico e romanziere. Martinez dunque propone un’idea di festival che faccia il punto della situazione delle eccellenze del jazz iberico e continentale: da un lato propone freschi talenti, inedite accoppiate, giovani formazioni che provengono dalla Galizia e anche da Spagna e Portogallo; dall’altro investe su un jazz europeo – non senza qualche significativa presenza nera statunitense (Charles Llyod e Napoleon Murphy Brock), cubana (Omar Sosa), maghrebina (Anoaur Brahem) o persino italica (Rita Marcotulli nel personalissimo omaggio ai Pink Floyd) – ripartibile tra aree sperimentali (free, post-free, nu jazz) e territori già battuti come il mainstream, il bebop, il modale.


I suoni più originali, proprio attorno a una filosofia europea del jazz (o, per altri versi, una filosofia del jazz europeo) arriva dalle proposte avanguardiste, che non significa necessariamente ostiche, celebrali o rumorose: ciò che si ascolta nelle serate di Imaxinasons sono piuttosto i tentativi riusciti di collegare la forza, la vitalità e l’energia del jazz autentico con la tradizione colta dell’esperienza occidentale del XX secolo come per il britannico Fred Frith e il francese Marc Ducret (entrambi immaginifiche chitarre in solo) o i gruppi misti (e anomali nell’organico in un mix di classico/jazz) del tedesco Andreas Willers e dello svizzero Lucas Niggli o addirittura di epoche precedenti come nel caso della Vienna Art Orchestra che splendidamente chiuso un festival serio e sobrio, puntuale e accogliente, ricco ed esaustivo anche nelle offerte extraconcerti, dove tutto – persino le luci del teatro o la suggestione all’aperto, la bella voce fuoricampo che presentava senza retorica i protagonisti o il chioschetto essenziali per libri, cd, magliette – vale a dimostrare la bontà d’intenti e il successo nei risultati.