JC Jazz Factory – 2013
Marco Di Battista: pianoforte
Franco Finucci: chitarra
L’idea è quella del viaggio. Il navigare tra le parole di tanti racconti che si perdono nella storia della narrazione. È il resoconto delle avventure di uomini coraggiosi e delle loro sfide alla natura e a territori inesplorati.
Di Battista e Finucci, “pretestuosamente”, cominciano da li, decifrandoli dal punto di vista sonoro, e passandoli al vaglio di un jazz che si affida al contemporaneo, per tradurre le mappe del presente.È un andare indietro, emulare le sfide di un passato pre-tecnologico, per intraprendere nuove esplorazioni all’interno di un buco nero chiamato globalizzazione. Di Battista e Finucci suonano assieme da diverso tempo, e questo si sente. Dialogano sul filo della telepatia, costruiscono latitudini melodiche su un canovaccio fatto di nomi che richiamano esploratori come Ibn Battuta, oppure luoghi come Meroe, con i suoi colori e profumi, e da li partono per tessere attraverso soluzioni improvvisate, la loro versione di viaggio salgariano, immaginato e vissuto tra i tasti e le corde di chitarra e pianoforte. E allora dal Polo gelido e sofferto di Amundsen, al sud dell’Atlantico di Bouvet de Lozier, all’esotismo cubano e multi-ritmico di Ponce de Leon, ricreano mondi, suoni, atmosfere, vissute con estrema leggerezza e meditata sapienza.
Di Battista e Finucci sono marinai che si avvicendano alla guida del loro vascello, così che all’incipit della chitarra (Dienda), subentra il plot narrante del pianoforte, e viceversa. È uno scambiarsi di ruoli e sensazioni. Uno stesso posto visto con occhi diversi che nello svilupparsi della narrazione si ritrova in uno sguardo condiviso.
Sonic Latitudes è un disco dall’apparente ma necessaria leggerezza. Ti solleva di peso e ti conduce, tra salti temporali, nel suo mondo visto attraverso il cannocchiale del tempo, e immaginato su un pentagramma di racconti musicati.