Foto: da internet
Paolo Damiani Double Trio @ Recording Studio
Roma, Auditorium Parco della Musica – 18.3.2014
Paolo Damiani: contrabbasso, violoncello, composizioi
Rosario Giuliani: sassofoni
Daniele Tittarelli: sassofoni, clarinetti
Marco Bardoscia: contrabbasso
Michele Rabbia: percussioni, effetti
Il nuovo progetto di Paolo Damiani è molto ambizioso e parte da due delle sue più grandi passioni, l’architettura e Bach, il tutto unito e amalgamato grazie al jazz. Più nello specifico l’architettura di Renzo Piano e le danze di Bach due artisti lontani nel tempo e nel genere ma con diversi punti in comune come immaginazione, lavoro, rigore il tutto con il fine di creare bellezza nei rispettivi settori.
«Tutto nasce da uno schizzo, dice Damiani prima di iniziare, sia quando un architetto immagina una sua opera, sia quando un musicista inizia a creare un brano, una sinfonia, un’idea musicale». Il lavoro di Damiani è composto da sette brani originali cui si aggiunge una composizione di Rosario Giuliani, intitolata Sortie.
La serata fa parte dell’iniziativa “Recording Studio” nella quale la band registra un album mentre fa un concerto davanti al pubblico, perché come dice lo stesso Damiani «la complicità e il rapporto di scambio tra musicisti e pubblico aggiungono sempre qualcosa alla registrazione». L’unico problema è che non si può applaudire mentre il brano è ancora in corso e neanche subito dopo, bisogna aspettare qualche secondo.
Il primo brano riprende un po’ l’idea che nasce tutto da uno schizzo, da un’idea che inizialmente non è sempre ben definita. C’è un che di free nel fraseggio dei sassofoni mentre nella seconda parte il flusso diventa più ordinato e melodico, mantenendo un certo impeto. La serata prosegue con ritmi più riflessivi e meditativi, con il sax alto di Giuliani ad esternare frasi, pensieri, melodie. Nella parte centrale c’è un accenno a Bach di Damiani in solo. Successivamente ritorna l’impeto della composizione precedente ma questa volta è più fluido e strutturato, come se l’idea iniziale stesse cominciando a prendere forma.
Nella parte centrale l’ensemble allarga il suo spettro musicale, passando da sound latini a sperimentazione e avanguardia senza tralasciare in alcuni passi le strutture classiche.
Gli ultimi due brani sono in assoluto i più piacevoli ma va fatta una distinzione. Sortie di Giuliani ha un gran bel sound con una melodia ariosa e frizzante, ben eseguita dai due sax alti di Giuliani e Tittarelli e con la sezione ritmica a rendere il tutto ancora più scorrevole. Rispetto alle altre composizioni però è un po’ fuori dai concetti precedenti, sembra leggermente forzata all’interno del progetto.
L’ultimo brano è un po’ la sintesi della serata e del lavoro di Damiani. Il dialogo tra i sax è molto intenso e dialettico, quasi come a voler illustrare l’idea e lo “schizzo” da cui è partito tutto. Contrabbasso e batteria rendono l’architettura più armonica e ariosa, con il violoncello che fa da regista velato dell’operazione.
È un lavoro ambizioso che però nella parte centrale sembra un po’ smarrire la via maestra anche se il finale lascia l’ascoltatore incuriosito e sicuramente soddisfatto. Come ha detto Renzo Piano: «L’architettura è struggimento per quella cosa bellissima che è la bellezza Ma questa è un’altra storia ed è impossibile da raccontare», così come la musica, a volte, è impossibile da spiegare e ancora di più scriverne.