Slideshow. Neja

Foto: Damiano Dargenio dal sito www.neja.it










Slideshow. Neja.


Jazz Convention: Così, a bruciapelo chi è Neja?


Neja: Una cantautrice inquieta, restless, autoironica e sempre in ricerca…



JC: Cosa mi dici del tuo nuovo cd Neja Vu?


N: È un disco raffinato, elegante, un po’ frizzante e un po’ intimo… erano anni che volevo lavorare con Nerio Poggi, dopo aver ascoltato i suoi progetti Papik ed Ely Bruna, sapevo che era il producer giusto per me



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


N: Recita di prima elementare, ho cantato Buonanotte fiorellino di De Gregori vestita da margherita! Quello folgorante è stato invece Video killed the radio star: lo comprò mio fratello quanto io ero molto piccola e ne rimasi incantata!



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una cantante?


N: Dovevo trovare un modo costruttivo per urlare le mie frustrazioni adolescenziali e ancora oggi è una forma terapeutica e vitale per me.



JC: E in quale genere preferisci collocarti? pop, jazz, easy listening o altro?


N: Non saprei scegliere, ogni genere musicale ha un mondo di emozioni da donare e a seconda di come mi sento mi piace “indossarne” uno o un altro. Non mi piace catalogare la musica: se un pezzo è bello e mi cattura lo faccio mio.



JC: Ma cos’è per te la musica?


N: Una medicina, l’unica droga, un’amica fedele, il mio primo amore!



JC: Ti piace il jazz? Con quali idee, concetti o sentimenti lo associ?


N: Mi piace il jazz per il suo linguaggio libero ma strutturato allo stesso tempo: come idea lo associo all’espressività, come concetto all’esplorazione e come sentimento alla condivisione tra musicisti.



JC: Tra i dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionata?


N: Sushi club vol.2 è sicuramente il più autobiografico. Ma ogni canzone scritta è una mia “cellula”, anche quelle più leggere e scanzonate!



JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?


N: Ten summoner’s tales di Sting, i due Greatest hits dei Police e dei Queen, un album classico di Burt Bacharach, e del Reggaeton per fare i balli di gruppo coi delfini…



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


N: Ho avuto la fortuna di avere un bravo insegnante di musica alle medie che mi ha fatta appassionare a diversi generi musicali, stessa cosa per il mio professore al classico di italiano e filosofia, nella vita ho avuto un padre spirituale meraviglioso, due amiche che mi hanno tirato fuori dai guai… I miei genitori mi hanno dato delle solide basi etiche ma mi hanno anche fatto capire come non voglio vivere: anche questo è un sano confronto/scontro. Aggiungerei Sting nella musica e i suoi testi mi hanno sempre dato un punto di vista più “alto”, spesso anche alcuni libri mi hanno indicato la retta via: ma sono sempre alla continua ricerca di me stessa e di un equilibrio seppur umanamente instabile.



JC: E le cantanti ti hanno maggiormente colpito?


N: Annie Lennox su tutte, Kate Bush, Diane Schurr, Ella Fitzgerald è il massimo!



JC: Nella tua carriera di musicista quanto conta la bellezza?


N: Sicuramente un valore aggiunto in un ambiente prevalentemente maschile: ma se non sostenuto da una personalità definita, da una professionalità e da una più importante bellezza interiore, non porta molto lontano.



JC: Come vedi la situazione della musica in Italia?


N: È molto dura rimanere a galla per chi c’era già in momenti più felici ed è quasi impossibile per chi cerca di ritagliarsi uno spazio. Come purtroppo capita anche in altri campi in Italia, ci sono altri meccanismi che entrano in gioco e spesso non sono basati sulla meritocrazia… Grazie al cielo c’è un mezzo molto democratico, che è internet, dove ancora oggi si possono scovare dei veri talenti



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


N: Un singolo inedito dance per l’estate e il prossimo album acustico… e tanti tanti concerti! Spero di vedervi in giro!