Parithetical Jazz Trio – Playing…

Parithetical Jazz Trio - Playing...

Music Center – BA224 – 2009



Massimo Currò: chitarra

Manuele Dechaud: contrabbasso

Carlo Milanese: batteria

Andrea Pozza: pianoforte

Claudio Chiara: sassofoni





“Eleganza in jazz”. Questa è la prima definizione che mi è venuta spontanea dopo il primo ascolto di Playing… La sensazione si è rafforzata con convinzione in seguito, ascoltando e riascoltando il Parithetical jazz trio, formato dal chitarrista Massimo Currò, dal contrabbassista Manuele Dachaud e dal batterista Carlo Milanese. Confesso di non aver mai conosciuto (a parte Milanese incontrato in altri contesti) questa formazione che avevo accolto con una certa diffidenza dopo aver letto i titoli in copertina: nessuno standard e quindi quasi tutte composizioni dei tre.


Sbagliavo. Appartengo infatti a quel genere di “bacucchi” che sostengono, parafrasando il grande Totò: “Compositori si nasce!” Quante volte, infatti, ci siamo imbattuti nella recensione di cd presuntuosi dove al massimo si concede spazio per un solo classico (per grazia ricevuta) e poi… buoni solisti dal taglio accademico, sonorità perfette e pezzi bruttini che scivolano dalla memoria, per non dire altro. Rimarrò sempre della convinzione espressa nella frase sopra citata. E’ chiaro. Ma questa volta Currò, Dechaud e Milanese mi hanno impartito una lezione, mettendomi in crisi, ma rendendomi piacevolissimi i circa 55 minuti d’ascolto di questo Playing…. Dopo il primo, swingante Time out di taglio boppistico, pensavo che il “biglietto da visita” avesse raccontato già tutto: buona accademia, sonorità e così via… ma il sospetto di trovarmi di fronte a qualcosa di straordinariamente fresco e vitale mi ha colto nella seconda, dolce, bluesy e quasi bossanoveggiante Blues by chance.


Un brivido che mi ha finalmente ricondotto nelle veleggiate atmosfere alla Montgomery che, non a caso, viene rievocato nella superba Crossing Wes che esalta le qualità di un trio compatto e creativo. Musica sana e consolidata, per nuove emozioni. Le stesse che si rivivono riesumando i vecchi vinili di Wes, di Kessel o di Grant. Manca solo la nostalgia del fruscio. Sempre in Crossing Wes entra in gioco il vivace e sempre ottimo piano di Andrea Pozza, per un incalzante duetto con Currò da tenere bene in evidenza per future registrazioni (mi riferisco ai discografici che non vogliano sbagliare, né sbilanciarsi in ardue sperimentazioni). Non c’è nulla da sperimentare quando si è appresa la lezione dei grandi. Adesso ho imparato che, sia pur sempre con (auto)moderazione, ci si può cimentare con le composizioni. Ma quando intervengono ospiti di lusso come Pozza e Claudio Chiara, il risultato generale è sempre di sicuro impatto.