Michael Formanek Quartet e Maddox/Drake Duo @ Vicenza Jazz New Conversations 2014

Foto: Gionata Risegato










Michael Formanek Quartet e Maddox/Drake Duo @ Vicenza Jazz New Conversations 2014

Vicenza, Teatro Olimpico – 9.5.2014


I set

Napoleon Maddox & Hamid Drake Duo

Napoleon Maddox: beatbox, voce

Hamid Drake: batteria



II set

Michael Formanek Quartet

Tim Berne: sax alto

Craig Taborn: pianoforte

Michael Formanek: contrabbasso

Gerald Cleaver: batteria


Vicenza Jazz New Conversations, anche quest’anno, ha saputo costruire un programma denso di accadimenti sonori inediti, grazie all’attenta di direzione di Riccardo Brazzale.


Napoleon Maddox e Hamid Drake salgono sul palco pronti ad improvvisare in un incontro-scontro tra voci interne e umori della platea. Maddox parla, recita, declama, segue il suo istinto e coinvolge il teatro Olimpico rivolgendosi anche alle statue inermi che lo osservano.


Che cos’è il jazz se non ritmo e accenti, la voce che si camuffa in strumento, si fa strumento. Uno strumento a fiato che si mimetizza, imita, è lui stesso un rumore.


Drake lo segue in una totale improvvisazione, lo percepisce, dialoga con lui e lo incalza. Mezz’ora o poco più basta ai due per delineare un percorso denso e accattivante.


Il secondo set parte in sordina con Michael Formanek e i suoi compagni quasi intimoriti dallo splendido Teatro Olimpico. I brani sono schietti e improvvisati: lampi, suoni, graffi: parossismi al limite dell’ascoltabile il tutto condito da un Gerald Cleaver in forma smagliante.


Si procede con dissonanze rivelate e strutture armoniche oblique. La melodia è inesistente e la cavata di Formanek è insondabile.


Taborn accompagna seguendo precise strutture armoniche e non sembra influenzato da nessuna melodia.


I brani, tutti tratti dagli ultimi due lavori del quartetto per l’etichetta ECM Records (The Rub and Spare Change e Small Places), sembrano voler sconvolgere la platea; come ricorda Sun ra, nome tutelare del festival, “mi piacciono tutti i suoni che sconvolgono le persone: c’è davvero bisogno di sconvolgerle e renderle meno soddisfatte”.


Come ricorda anche Riccardo Brazzale, direttore del festival, i periodi di crisi sono i più proficui per lasciarsi andare a sperimentazioni.


L’incertezza e l’irrequietezza attuali sono utili spunti per coloro che amano le sfide. C’è la voglia di proporre dei percorsi musicali inediti, non si tratta di reinventare il jazz, cosa alquanto ardua, ma semplicemente di meravigliarsi sempre ed ancora delle proprie idee musicali.


Ci auguriamo che il Vicenza Jazz continui su questa strada.