Gebbia-Gargano-De Filippo – Le Zouave Jacob

Gebbia-Gargano-De Filippo - Le Zouave Jacob

Objet-a – oa-27 – 2014




Gianni Gebbia: sax alto, elettroniche

Mauro Gargano: contrabbasso, elettroniche

Dario De Filippo: percussioni







Background atipici, in molti casi inattesi, nella fucina del jazz:


«Durante il Secondo Impero Francese un militare di nome Jacob richiamava intere folle di Parigini eseguendo interventi ritenuti miracolosi. L’esaltazione che generava gli permise di vivere dei suoi “miracoli” per tutta la vita: egli eseguiva una sorta di ipno-terapia di gruppo, prefigurando i metodi i metodi praticati dai predicatori odierni. Una delle sue specialità consisteva nel sanare mediante rumorose improvvisazioni al trombone, essendo un trombonista dell’esercito, così come insultare i pazienti al fine di guarirli. Egli aveva uno studio a rue de la Roquette, alla cui uscita suo padre vendeva le sue immagini come pagamento delle sedute.»


Quando eravamo certi di aver sentito ormai di tutto, ecco che la novità del momento riabbassa un po’ la nostra soglia delle credulità: omettendo en passant che il brillante ed operoso sassofonista-improvvisatore palermitano Gianni Gebbia apparrebbe tra i più naturali candidati ad incarnare la figura dello Zuavo nel panorama della musica improvvisata (oltre ad un ristretto manipolo di analoghi identificabili con poco sforzo), il seminale background di questa qualitativa incisione trova rispondenza nella palese intesa con artisti dotati di non inferiore visionarietà, i due italo-parigini Mauro Gargano e Dario De Filippo, che portano tuttora on stage un programma in cui il valore aggiunto delle interattive componenti video ha conferito il più generale crisma non tanto della multimedialità quanto di un particolare carattere di spettacolo d’azione.


Pur vantando una dichiarata predilezione per la forma libera, piuttosto “zuavemente” il trio nei fatti s’astiene da violenze cromatiche e rumorismi, conferendo piuttosto grande attenzione alla composizione e al mantenimento di stratificate armonie, attingendo con rarità e calibrata parsimonia all’esotismo e agli orientalismi altrimenti abusati quando non mistificati per segno e valore.


Di fraseologia ormai definita e matura, con spiccata eloquenza e fluviale espressività (mercé anche i seduttivi esiti della respirazione circolare praticata nell’àmbito performante), Gebbia prosegue nel distillare una sonorità di bouquet compiuto, che risuona sia di asprezze hemphilliane che di speziature garbarekiane, mostrandosi ulteriormente avveduto attore di ance ed elettroniche, in ciò alleandosi al prolungato ed arioso respiro del loquace contrabbasso di Mauro Gargano, oltre alle particelle percussive, ora guizzanti, ora telluriche e febbrili di Dario De Filippo. Il gruppo guadagna gradualmente maggior corpo nel corso della progressione, non astenendosi in taluni passaggi (non sembri peregrina l’espressione) da una compunta concentrazione religiosa, fertilizzando il terreno melodico con incursioni di libero colore, toccando vivida, compiuta e figurativa espressività (Ballade Zouave, Souvenir d’Afrique), offrendo corpo alla Guérison dello sciamanico ascendente in una ronzante jam d’ipnotica concitazione, evocando i padri della forma nelle sensibili e via via più veementi tensioni elettroacustiche di Zouaves de Ornette, pervenendo a catarsi nella surmaniana, assertiva Cordelia, a firma di Gebbia.


Quest’ultimo in particolare non prende le distanze dalle sue precedenti pratiche free, talvolta piuttosto estreme, ma avendole solidamente maturate ed evolute, recupera un naturale e mai banale gusto per la linearità melodica, sia pure tracciante e d’ampio respiro, fondandosi sulla sinergia istantanea ed efficiente con le doti strumentali e sceniche dei coprotagonisti, che integrano il soundscape con elettroniche e sentori di setose corde (in realtà prodotte dai sintetici devices).


Trovando anche più suggestiva realizzazione nell’articolato e multimediale show del trio, il programma si attesta come una sintesi curiosa e di spirito umanista, rendendo con forma tonica e insieme limpida una visuale di un jazz semanticamente vissuto, sintonizzato sulle contemporaneità e di elastica sintesi.



http://objet-a.bandcamp.com/album/le-zouave-jacob