Foto: Fabio Ciminiera
Paolo Fresu 5et live @ I Concerti nel Parco
Roma, Villa Pamphili – 6.7.2014
Lo stupore è già dall’ingresso, ma fino ad un certo punto. Un foglio A4 grezzo, attaccato sul vetro del botteghino: “Sold Out”. Lì per lì mi viene da pensare ma sto andando realmente a vedere un concerto di jazz? Poi penso che questo quintetto è un grosso pezzo di storia delle blue notes italiane, che ha contribuito ad allargare quella famosa nicchia di ascoltatori e cultori del jazz tricolore. Il giusto riconoscimento sarebbe il sold out per tutte le date del tour celebrativo dei 30 anni del quintetto.
Sì, sono 30 anni che questi cinque meravigliosi strumentisti, interpreti, compositori, maestri suonano insieme ed è un record che vale il secondo posto nella storia del jazz europeo per longevità. Solo il pianista tedesco Alexander von Schlippenbach con il suo trio può vantare un record più alto.
Il luogo è meraviglioso, quale location migliore di Villa Pamphili per ascoltare un concerto in estate… L’unico difetto del palco è che è piatto e se sei seduto in fondo hai tante teste davanti, e la prospettiva non è il massimo.
L’esordio sul palco è in sordina, un po’ troppo classico ma già dal secondo pezzo cambia tutto. Il live è tutta un’altra cosa rispetto alla registrazione in studio, e chi ha già ascoltato il disco ¡30! se ne accorge; a partire dalle composizioni dello stesso Fresu – Chiaro, Scuro, Trasparente – di Attilio Zanchi – Go Go B. – per poi passare a brani più vecchi come Incantamento di Tino Tracanna o Thinking di Ettore Fioravanti, Perspective from the Train di Roberto Cipelli. Lo scambio di energia, elettricità e più in generale quel dialogo invisibile e impercettibile tra pubblico e musicisti, rende le stesse composizioni totalmente diverse.
Come disse lo stesso Fresu nel video di presentazione del nuovo disco «questo è un progetto democratico», che porta all’interno del quintetto le diverse esperienze che ogni componente ha fatto durante la propria carriera e questa operazione arricchisce e ringiovanisce continuamente il gruppo, non facendo mai mancare l’ispirazione. E per tutta l’esibizione è come se il leader del gruppo cambiasse ad ogni brano, infatti ogni componente del quintetto ha firmato uno o più brani e in quel momento diventava lui il leader, esaltando le proprie doti musicali ed espressive.
L’esecuzione di Trasparente, un brano che riprende la poliritmia tipica delle percussioni africane, è forse il punto più alto della serata. Si parte con una melodia presentata dal flicorno che successivamente si trasforma ed esplode in un groove poliritmico, dove il sassofono tenore di Tracanna si lascia andare a fraseggi lirici e ritmici ai quali Fresu aggiunge qualche effetto elettronico.
Devo dire che l’utilizzo del Fender Rhodes non mi è piaciuto parecchio, in quanto non è mai stato sfruttato per le sue caratteristiche, tranne che in qualche momento di alcuni brani, decisamente meglio il pianoforte.
L’unico difetto di questa esibizione, se proprio ne vogliamo trovare uno è il bis, tratto da La Bohéme di Giacomo Puccini, un po’ troppo triste e moscio per lasciare il pubblico.
All’uscita però si è giunti ad una incontrovertibile conclusione: 30 anni e non sentirli, basta ascoltare un concerto del quintetto di Paolo Fresu.