Foto: Fabio Ciminiera
Una giornata al JazzUp @ Caffeina 2014
Viterbo – 6.7.2014
L’ultima giornata viterbese del JazzUp @ Caffeina 2014 è stata dedicata alla Puglia, in vista della seconda parte del festival che si sarebbe svolta nella settimana successiva a Martina Franca. La scaletta della giornata ha portato sul palco, secondo quelle sono state le linee guida multidisciplinari della rassegna, un libro, un cortometraggio e un concerto. In ordine, la presentazione del libro di Donatello D’Attoma su Charles Mingus, la proiezione di Icaro del regista Ivan Saudelli e Pinturas il quartetto guidato da Roberto Ottaviano con Nando Di Modugno, Giorgio Vendola e Pippo Ark D’Ambrosio.
Charles Mingus: Composition versus Improvisation è l’impegnativo titolo del libro dedicato dal pianista Donatello D’Attoma a una delle pagine più importanti e significative del contrabbassista statunitense, vale a dire Fables of Faubus. Se del libro parleremo presto, la linea seguita nell’incontro tenutosi sul palco del JazzUp è stata quella di esplorare la personalità di Mingus attraverso il percorso seguito per arrivare alla concezione del brano, un vero e proprio crocevia delle tante pulsioni del suo autore. La vicenda intera del brano – dalla registrazione presente in Mingus Ah Um e quella in Charles Mingus Presents Charles Mingus – e il percorso sempre in movimento del contrabbassista dal bebop alle avanguardie, dai piccoli combo alle orchestrazioni, aneddoti e riflessioni sulla sua importanza e sul riferimento che oggi rappresenta per i musicisti moderni sono stati spunti utili per raccontare a due voci – quella di D’Attoma, quale autore, e la mia, in qualità di moderatore – la vicenda di Mingus e portarla all’attenzione del pubblico sotto sfaccettature differenti. Nel libro è presente anche la trascrizione degli assolo eseguiti da Mingus nelle due registrazioni e in quello presente in Bass-ically speaking che possiamo ascoltare in The Complete jazz at Massey Hall: pur essendo una presentazione “con pianoforte e schermo”, con la possibilità cioè di suonare alcune frasi e cellule melodiche delle varie improvvisazioni e di proiettare le trascrizioni realizzate, gli aspetti più meramente tecnici sono affrontati in maniera più veloce rispetto a quanto fatto nel volume e non poteva che essere così, vista la presenza di un pubblico di ascoltatori di jazz e non di musicisti o compositori.
La proiezione di Icaro di Ivan Saudelli ha completato il filo rosso seguito dal festival nel dare spazio a una visione multidisciplinare: una presenza ben curata – con intervista all’autore di ciascuno dei corti, con l’attenzione del palco principale, come avvenuto anche per la presentazione del libro – per una sezione che ha attraversato l’intero disegno della rassegna. Serve una riflessione a tutto tondo per portare pubblico alle manifestazioni jazzistiche: la soluzione offerta da Giancarlo Necciari, patron di JazzUp di cui pubblicheremo presto un’intervista proprio su queste tematiche, è stata quella di stimolare un pubblico già di per sé disposto a lasciarsi interessare, con una serie di spunti diversi – dalle street band e dal lavoro dell’associazionismo per arrivare al colore dei vestiti dei Carnevali di Puglia e Tuscia gemellati in occasione della trasferta, passando per l’impegno degli artisti chiamati sul palco.
Pinturas rappresenta una riflessione musicale ad ampio raggio proposta da Roberto Ottaviano già in Un Dio Clandestino, disco pubblicato per Dodicilune nel 2008 (al seguente link la recensione del lavoro). La scelta di guardare in direzioni differenti e la profonda conoscenza reciproca dei quattro protagonisti portano il sassofonista a cercare una voce coerente e unitaria attraverso cui esprimere il “punto di vista” del quartetto nei differenti terreni in cui si misura. La grana acustica di una ritmica leggera ma non evanescente, presente e attenta alle combinazioni timbriche si unisce con la precisa consistenza delle linee dei solisti e dei temi in un racconto musicale profondo, capace di accogliere, brano dopo brano, aspetti diversi della materia jazzistica per “piegarli” alle necessità della formazione. Come in molte altre esperienze di Ottaviano – dove peraltro, per naturale condivisione espressiva, sono stati spesso coinvolti anche Nando Di Modugno, Giorgio Vendola e Pippo Ark D’Ambrosio – lo sguardo si posa sui vari elementi per selezionare quelli utili al discorso da portare avanti – siano essi avanguardistici, tradizionali o ancestrali – e renderli secondo la prospettiva e la personalità dell’interprete chiamato di volta in volta a svolgere il ruolo di guida.
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