Foto: La copertina del libro
Composition versus Improvisation: Donatello D’Attoma e le invenzioni di Charles Mingus
Charles Mingus fa sicuramente parte del pantheon del jazz, senza divisioni stilistiche. Ne è parte perché è stato un personaggio al di là di ogni definizione, primo contrabbassista a fregiarsi con autorità del titolo di leader di formazione, presente in alcune delle svolte più importanti della musica afroamericana, attento alla causa dei diritti civili e attivo a suo modo nel percorso di emancipazione dei neri. E soprattutto musicista intenzionato ad interrogarsi sull’equilibrio tra composizione ed improvvisazione, sulla necessità e sulle incombenze della scrittura, sulla possibilità di formalizzare e ridefinire l’improvvisazione come fatto creativo e non come mero fatto estemporaneo. E, cosa ancora più notevole, Mingus ha cercato di realizzare questo processo dall’interno, senza percorrere, cioè, le frange più estreme delle avanguardie ma al contrario andando alla ricerca delle soluzioni più spinte e, di conseguenza e per paradosso, “avanguardistiche” che potessero promanare dal linguaggio del bop e del mainstream.
Donatello D’Attoma prende le mosse dalla trascrizione di tre assoli di Charles Mingus per compiere una analisi formale e sostanziale delle reciproche ripercussioni tra composizione e improvvisazione. Il discorso si sviluppa seguendo i vari studi e ragionamenti applicati all’improvvisazione, passando per le differenti maniere di intendere gli interventi dei musicisti e di dialogare tra loro per mezzo dell’interplay, la possibilità di utilizzare strumenti compositivi nell’esecuzione degli assolo e via dicendo. La riflessione del pianista, attenta e circostanziata, pone le basi su alcuni elementi come il principio audiotattile teorizzato da Vincenzo Caporaletti e la concezione di improvvisazione come “spontaneous composition” – e l’integrazione tra i due momenti – esplicitata dallo stesso Mingus nei suoi scritti autobiografici. D’Attoma, in particolare, delinea una visione estetica e semantica dove questa contrapposizione si fa più morbida e indefinita, meno conflittuale e rivolta a sfruttare le interazioni sempre più possibili grazie anche alle tecnologie di ripresa e registrazione del suono.
Nella seconda parte, l’autore si addentra nel mondo più prettamente mingusiano con le trascrizioni degli assolo eseguiti dal contrabbassista in in Fables of Faubus, inserita in Mingus Ah Um, in Original Fables of Faubus, presente in Charles Mingus presents Charles Mingus, e in Bass-ically speaking, tratta da The Complete Jazz at Massey Hall. Un lavoro estremamente tecnico e curato porta il pianista a trascrivere, analizzare e ragionare su quanto Mingus abbia inserito delle sue teorie musicali in queste tre improvvisazioni. Uno studio che coinvolge il confronto e l’evoluzione del pensiero mingusiano – spesso contraddittorio, sempre mirato a trovare il lato più interessante e incline alla propria personalità della speculazione musicale – attraverso le versioni dei brani. E Fables of Faubus ben si presta a un’analisi del genere viste le trasformazioni subite fino ad arrivare alla forma “megalitica” delle esecuzioni del celebre tour europeo con Eric Dolphy, la presenza del testo, la capacità e l’intenzione di Mingus di sfruttare metri ritmici diversi nelle sezioni del brano.
Nato come tesi di laurea in Musicologia discussa alla Facoltà di Cremona, Composition versus Improvisation mette a disposizione del lettore gli elementi tratti dallo studio e dalle riflessioni di D’Attoma: il pianista concentra il suo lavoro sulle trascrizioni per illustrare e indirizzare, attraverso il bagaglio teorico adoperato, il lettore verso una risoluzione più mediata e meditata del dilemma presente nel titolo.
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