Parco della Musica Records – MPR010CD – 2008
Javier Girotto: sax soprano, sax baritono, quena, flauto moxeño
David Brutti: sax soprano
Matteo Villa: sax alto
Davide Bartelucci: sax tenore
Massimo Valentini: sax baritono
Un quartetto di sassofoni dalla matrice classica e uno dei più energici e passionali solisti jazz della scena italiana: Suix muove verso una sintesi efficace ed elegante delle pulsioni di partenza, sia dal punto di vista linguistico che sonoro.
Javier Girotto è solista e compositore dei brani presenti nel disco, arrangiati poi per la particolare struttura del quartetto dallo stesso Girotto, da Luigi Giannatempo e, in un brano, da Massimo Valentini. Il repertorio coniuga felicemente l’animo classico e lo sguardo alle danze e agli stilemi sudamericani, l’impatto morbido e flessuoso dell’Atem Saxophone Quartet e la verve improvvisativa di Girotto. Naturalezza è la risposta a tutte le domande che possono venire al primo sguardo al disco, la chiave che risolve tutte le possibili frizioni: tutto accade in modo spontaneo e fluido e, dopo alcuni secondi, già si fa fatica a ricordare che non ci siano strumenti ritmici e armonici.
Il suono e la tessitura delle melodie dei sassofoni sono gli aspetti più intriganti di Suix. Le quattro differenti sonorità dei sassofoni coprono tutta la gamma sonora e i ruoli, di volta in volta, necessari a dare corpo alla musica. La tessitura e il lavoro di arrangiamento si avvantaggiano della grande abnegazione del quartetto: Brutti, Villa, Bartelucci e Valentini interpretano con precisione il dettato della partitura e le necessità degli incastri sonori. Girotto è il solista e si cala, da par suo, nella parte: sfrutta sia l’approccio jazzistico che quello classico del ruolo, con il soprano e il baritono, e lascia entrare, con il flauto moxeño e la quena, suoni più etnici e ancestrali tra le voci della formazione.
La sintesi è il punto focale di Suix. La composizione della formazione e la scrittura dei brani, i suoni utilizzati da Girotto, la forte cifra tangueira e le derive classiche: sono molti gli elementi differenti che danno vita a un incontro davvero suggestivo e, si potrebbe anche dire, unico. Il filo che scorre sotto le note del lavoro è quello dell’apertura e dell’accoglienza: non è il disegno concepito a tavolino, quanto l’atteggiamento con cui i cinque affrontano il materiale a dare valore ai brani. Una disponibilità al rispetto delle forme e all’applicazione degli unisono, al calore interpretativo del solista e del quartetto: è questo atteggiamento a rendere possibile e fluido l’incontro delle anime di questa formazione, a dare emozione e vita alle note di Suix.
A tutta prima, l’influenza argentina sembra essere il riferimento principale del repertorio: milonghe e tango come terreno di possibile incontro tra il mondo classico e le necessità ritmiche del jazz. Il terreno, poi, si allarga a comprendere fughe e sonate, brani incalzanti e molto sostenuti ritmicamente, interpretati con vigore dai cinque. Per arrivare a uno dei momenti culminanti del disco, vale a dire il rientro del quartetto dopo l’escursione solitaria di Javier Girotto ne La Luna: i ritmi dispari, le strutture e le inflessioni proprie delle danze argentine, le insistenti e appassioniate evoluzioni del soprano di Girotto, il rigore e l’intreccio delle melodie del quartetto, portano all’esplosione finale del brano, con i cinque a condurre in modo corale linee che uniscono in maniera estremamente naturale le tante anime evocate dai sassofoni.
Sintesi tra rigore e passione, tra la necessità di seguire la scrittura e di lasciar scorrere i brani, il bisogno di dover dare, allo stesso, corpo e respiro ai brani: Suix risponde in maniera talmente organica alle sue necessità, che spesso, tra i solchi del lavoro, sembrano echeggiare i suoni di un quartetto d’archi o di un bandoneon. Il sodalizio tra i cinque è davvero coinvolgente e risolve tutte le difficoltà di partenza: Suix diventà così un lavoro unitario e di ampio respiro, compatto e intrigante.