Slideshow. Chiara Minaldi

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Slideshow. Chiara Minaldi.


Jazz Convention: Chiara, ci parli anzitutto di Intimate?


Chiara Minaldi: Allora Intimate è il mio mondo, un viaggio intimo di 10 anni di musica professionale che racconta di me, quella che ero e che sono diventata.



JC: Come mai una scelta così variegata nelle 10 song dell’album?


CM: In questi dieci anni e più, il jazz ha fatto da colonna sonora alla mia vita, ma ho alcuni amori che non scordo, come Joni Mitchell, James Taylor, i Beatles, che ho sempre ascoltato e che hanno molto influenzato il mio modo di cantare.



JC: Poi, così, a bruciapelo chi è Chiara Minaldi?


CM: Chiara Minaldi è un “super eroe” (lavoro 12 ore al giorno senza mai stancarmi e così mi definisco e mi definiscono gli amici) che adora la musica dall’età di 6 anni, grazie al mio papà musicista che mi ha fatto conoscere la musica.



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


CM: È su un pianoforte, non è molto chiaro ma a quattro anni suonavo ciò che sentivo in tv riportandolo perfettamente sullo strumento. Da li mio padre decise che era ora di assecondare il mio essere musicale.



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una cantante?


CM: Con gli anni ho capito che il piano non era realmente ciò che desideravo ma cantare mi affascinava, mi proiettava in un altra dimensione, cantavo ovunque, sempre accompagnata da mio papà. Fu lui ad iscrivermi alla prima scuola di canto jazz a Palermo, dove nel 1999 frequentavo contemporaneamente all’università.



JC: E in particolare di jazz vocalist o cantante jazz? Ti ritrovi in questa definizione?


CM: Proprio in queste definizioni non molto, sono soprattutto una “cantante”, e per questo intendo qualcosa che va anche oltre il jazz per come lo si è sempre inteso, credo di potermi definire eclettica. Della musica non mi appartiene ormai solo il jazz.



JC: Ma cos’è per te il jazz?


CM: Qualsiasi forma di evasione musicale, dalla forma più commerciale. Il jazz è improvvisazione pura, un uscire fuori dai binari, senza mai perdere il centro, fulcro di ciò che si sta suonando (cantando). Lo reputo anche un modo di vivere.



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica?


CM: La musica per me ha un valore molto importante. Nella società in cui viviamo credo sia il nostro rifugio, lo spazio in cui liberiamo le nostre emozioni più profonde, senza inibizione. È questa la cosa che amo di più della musica. Sono un tipo estroverso ma anche timido sotto certi punti di vista e credo che la musica mi aiuti a far uscire fuori il meglio di me.



JC: Tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?


CM: Sono diversi, ad esempio Blue della Mitchell non deve mancare, ma anche album di Kurt Elling, James Taylor ed Erykha Badu.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


CM: Mio padre a cui devo molte delle mie conoscenze musicali e non. Maria Pia De Vito, donna, cantante straordinaria che mi ha insegnato il rispetto nella musica.



JC: E tra così tanti jazz singers (maschi e/o femmine) chi prediligi?


CM: Sicuramente Ella, la regina del jazz… ma amo ascoltare anche cantanti di jazz più moderni come Stacey Kent e Chiara Civello, quest’ultima molto moderna.



JC: Come vedi la situazione della musica oggi in Italia?


CM: Oggi è difficile affermarsi in Italia, gli artisti emergenti sono tanti, siamo tanti e non ci sono più produttori disposti ad investire su un prodotto valido. Tutto vorremmo il nostro piccolo spazio e spero le cose cambino.



JC: E più in generale della cultura in Italia?


CM: Si dovrebbe investire di più su di essa, un po’ come nella musica.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


CM: Ho dei concerti di promozione sia con la formazione originale dell’album sia con la band con cui porto avanti un altro progetto dal nome ChiaraMente, con Lino Costa alla chitarra e Fabrizio Francoforte alla batteria che entrambi hanno suonato alcune traccia di Intimate.