Dino Rubino – Kairòs

Dino Rubino - Kairòs

Tuk Music – 2014




Dino Rubino: pianoforte, arrangiamenti

Giuseppe Mirabella: chitarra, arrangiamenti

Riccardo Fioravanti: contrabbasso

Adam Nussbaum: batteria

Angelo Bonaccorso: corno francese

Emanuele Giunta: corno francese

Vincenzo Paratore: trombone

Gaetano Cristofaro: clarinetto basso





Kairòs segue Zenzi nella produzione Tuk Music di Dino Rubino. Questo nuovo lavoro s’inserisce sulla scia del precedente ereditandone i lusinghieri risultati e presentando un Dino Rubino sotto una veste di felice malinconia, un ripasso nostalgico delle sue esperienze consumate attraversando territori fatti di differenti nature: fisiche, religiose, filosofico/spirituali, umane e sonore. Kairòs è un disco pregno di suggestioni olografiche. Rubino cre non solo immagini, ma anche odori, sapori e umori di quei mondi riprodotti. E lo fa in maniera decisa attraverso una formazione di otto elementi, tra cui quattro dediti ai fiati e sintonizzati su frequenze meno terrene e più eteree rispetto ai restanti e prammatici musicisti.


Il pianismo di Rubino, in alcune situazioni, ricorda l’Hank Jones di Steal Away, con la sua delicatezza e profondità nell’affrontare gospel e spiritual (Pellicano e Rain), nel tratteggiarli con tocchi accennati, quasi fosse materia divina e quindi impalpabile. Kairòs è un disco che contiene “musiche”: dalla classica, al jazz, al folk, al soul, a quelle religiose afroamericane, alla musica da film. Proprio quest’ultima, dal taglio morriconiano e panoramico, apre, con Departure, la sequenza delle undici tracce originali di Kairòs. Le firma Rubino con il consenso nel solitario e drammatico Getsémani di Mirabella. Con il chitarrista si alterna anche agli arrangiamenti. Quelli dei fiati sono particolarmente riusciti: i suoni s’amalgamano tra loro creando delle tele su cui trasportare le immagini create dagli altri strumenti (Fratello).


La title track si staglia un gradino più su: coinvolge e trascina nel suo vortice ascensionale; mentre l’oscuro e bluesy Grounding traccheggia scherzoso tra battute di clarino basso e pianoforte. Il vivace e corale Agape riscalda gli animi con il suo trascinante soul sporcato da gospel urlati e ancate funky; mentre Barabba fa il paio con il suo ritmo frenetico dove un piano ossessionato dai responsi di fiati e batteria corre via tra veloci zig zag di rimandi. Frenesia d’una notte tira giù i titoli di coda, circoscrive con lenta trattazione un orizzonte impalpabile di ricordi e speranze nascoste.