Raffaele Genovese – Anamnesi

Raffaele Genovese - Anamnesi

Alfa Music – AFMCD161 – 2013




Raffaele Genovese: pianoforte

Marco Vaggi: contrabbasso

Tony Arco: batteria

Giuseppe Tortora: violoncello





Anamnesi è il secondo disco da leader del giovane e talentuoso pianista siracusano Raffaele Genovese. Qui si cimenta in trio con un tandem di provata affidabilità e composto da Marco Vaggi al contrabbasso e Tony Arco alla batteria. Genovese è un musicista che si potrebbe inserire di diritto in quella corrente pianistica che va da Bill Evans a Meldhau per approdare poi sulle rive scandinave. Il suo è un pianismo contemporaneo, aggiornato, con profonde venature melodiche e spunti di originalità, come la leggerezza del tocco, l’intimismo o l’interiorità, l’essenzialità dell’assunto, il controllo dello strumento e la tecnica narrativa che denota conoscenza dei linguaggi pianistici e delle diverse forme espressive.


In Anamnesi si mette alla prova destreggiandosi con costrutto tra le insidie che può riservare il piano trio, perfezione geometrica che stressa le vene dei polsi. Anamnesi si apre con il Prologo, traccia che da inizio alla narrazione attraverso una ripetuta riproposizione di note che evaporano dalla loro consistenza materica, vittime dei colpi suadenti del violoncello. La musica si tinge di melodica nostalgia, di sogni in itinere, da controra siciliana. In contrasto, 05.04 A.M si presenta mattiniero e lentamente dinamico nonostante un blues di fondo che ne sottolinea la tristezza di una sveglia affrettata. La narrazione prosegue con un latin mai sopra le righe, quasi a voler accennare brevi passi di danza. È il mood di No Way Out o la personalità di Genovese che tiene il tutto circoscritto concedendo delle brevi fiammate che si stemperano, nonostante i colpi di batteria, nell’illusorio e traccheggiante How Far?. Con la pagina seguente subentra Memento, una ballad di forte presa, uno dei pezzi più accattivanti di Anamnesi. I suoi toni lenti lasciano il passo al susseguirsi di note su note di Pedro, che altro non è se non un’incatenarsi d’accordi scanditi da un dialogico scambio di pianoforte e batteria. Seabed arriva al termine della storia, asciutto nella sua liquida stasi marina. Il nuovo capitolo si apre con Rah’el in cui alle sincopi iniziali si contrappone un susseguirsi di accordi costruiti su catene melodiche che stimolano l’immaginario mediterraneo; mentre il piano solo impressionista del notevole Il domatore dei venti apre la strada all’ispanico, umorale e cadenzato Soft Light. Alexander Scriabin rinverdisce le reminiscenze e passioni classiche di Genovese. Il pianista lo fa seguendo la sua idea pianistica incalzato dalla batteria marziale di Tony Arco.


Anamnesi si conclude dolcemente con le liriche solipsistiche di Way Out, un giro poetico che chiude un disco equilibrato e fascinoso, che regala momenti di piacevole cantabilità e forte intensità emotiva.