Beppe Aliprandi Jazz Academy Sextet – More Duke!

Beppe Aliprandi Jazz Academy Sextet - More Duke!

Ultra Sounds Records – US-CD-129/S – 2013




Beppe Aliprandi: sax alto, sax tenore, flauto

Alberto Mandarini: tromba, flicorno

Luca Segala: sax soprano e tenore

Giampiero Spina: chitarra elettrica

Gianluca Alberti: contrabbasso

Roberto Paglieri: batteria





Nel 1999 Beppe Aliprandi pubblica Duke, I Love You Madly in sestetto. Il disco avrà una rilevanza e successo internazionale. Quell’anno si celebrava il centenario della nascita di Duke Ellington e il lavoro di Aliprandi risultò come uno dei migliori dedicati al grande compositore americano. Oggi il sassofonista si presenta con un nuovo disco sempre dedicato a Duke. La formazione è completamente diversa dalla precedente, ma come in Duke, I Love You Madly il sestetto suona come fosse un’orchestra. Dà quella sensazione riuscita di pienezza, di grande coinvolgimento e nello stesso tempo di forza gentile. Il suono è cameristico ma conserva la sensazione, la “forza d’urto”, e l’intimo ricordo, che una big band di allora produceva (Boo-Dah).


More Duke! contiene dieci composizioni di cui sei firmate da Aliprandi e ispirate e “rimuginate” sui lavori del Duca. Le altre appartengono a Ellington e Strayhorn, tranne il brano iniziale, il “caloroso” e bandistico Margie, che faceva parte del repertorio della band ma non era firmato dai due. Margie’s Changes arriva al seguito riprodotta nello spirito ellingtoniano ma nei modi di Aliprandi, rispettoso della tradizione ed eversivo nell’espressione. I Got It Bad And That Ain’t Good, riarrangiato, e con la chitarra in primo piano, si sviluppa nella sua essenza blues, come una composizione dalle vellutate atmosfere cameristiche. Alter Ego è una fantasiosa riproposizione fusion, un ipotetico misto funk di un futuribile Ellington; mentre Chez Moi recupera le “arie” ellingtoniane senza doversi adeguare filologicamente alla sua musica. È un susseguirsi di assolo che si poggiano sulle basi armoniche di una chitarra che fa da sostegno all’intera impalcatura. Don’t Blow Bop Much Anymore nasce sulle note di Don’t Get Around Much Anymore. È una rivisitazione ironica, ma non proprio, in chiave bop/free?/aliprandiana del capolavoro del Duca. E poi c’è il riferimento a Washington Wobble (1927), uno dei brani di punta del repertorio ellingtoniano per la sua notevole dinamicità e ballabilità – allora sospinta dall’indiavolato Bubber Miley alla tromba -, è rimodulato e aggiornato in My Idea About WW e The Alchemy Of WW. Il dolcissimo e sensuale Azure è rivisto attraverso nuovi codici armonici. È sempre una ballad vellutata e d’atmosfera, ma che risente di un atteggiamento moderno, da animata coralità e cantabilità cameristica. Per nulla ingessata, Azure è una versione “appassionata”, cosi come lo è un disco che fa molto bene, nella sua diversità, il paio con il predecessore.


A questo punto Duke, I Love You Madly merita di essere riascoltato per mettere insieme due tempi di uno stesso film.