Incipit Records – INC168 – 2013
Dino Betti Van Der Noot: composizione, arrangiamenti
Alberto Mandarini, Alberto Capra, Gianpiero Lo Bello, Daniele Moretto: tromba, flicorno
Humberto Amesquita, Luca Begonia, Stefano Calcagno: trombone
Giovanni Di Stefano: trombone basso
Francesco Bianchi: sax alto, clarinetto
Sandro Cerino: dizi, piccolo, flauto, flauto alto, clarinetto, clarinetto basso, sax alto, sax soprano
Giulio Visibelli: banzuri, flauto, flauto alto, sax tenore, sax soprano
Gilberto Tarocco: flauto, clarinetto, sax baritono
Claudio Tripoli: flauto, sax tenore
Luca Gusella: vibrafono
Emanuele Parrini: violino
Alberto Tacchini: piano
Niccolò Cattaneo: organo Hammond
Vincenzo Zitello: arpa
Gianluca Alberti: basso elettrico
Stefano Bertoli, Tiziano Tononi: batteria, percussioni
Marco Zangirolami: sound programming
The Stuff Dreams Are Made On è l’ultimo lavoro di Dino Betti Van der Noot. Con questo disco ha vinto il Top Jazz 2013 come miglior disco dell’anno per la rivista Musica Jazz. Un’ulteriore affermazione per un compositore e direttore d’orchestra che nel corso della sua lunga carriera ha prodotto dischi di notevole qualità e spessore che hanno dato lustro al jazz italiano. The Stuff Dreams Are Made On è un disco epico, dal forte connotato narrativo e d’ispirata e vissuta letteratura, che a momenti di gioia, ironia e ilarità alterna fasi di drammatica, inquietante e “colorata” espressività. Il suo jazz ha alle spalle tanta storia di questa musica, soprattutto quella orchestrale: Ellington, Kenton, Herman, Burns e Mulligan; ma anche evidenti riferimenti alla classica che fanno parte del suo patrimonio culturale e iniziatico – a cui bisogna aggiungere una evidente e comprovata propensione a guardare oltre, attraverso atteggiamenti avanguardistici e sperimentali. The Stuff Dreams Are Made On contiene cinque episodi che rientrano di diritto in un’ipotetica lunga, dettagliata e unica suite in cui si muove un’orchestra composta di elementi di comprovata professionalità e capacità. Le composizioni di Dino Betti tengono conto del lavoro d’insieme, anzi lo esaltano, ma sono anche costruite seguendo un concetto di libertà espressiva che valorizza i singoli interventi individuali. Questi attraverso l’improvvisazione danno forza e imprevedibilità alle parti scritte senza sfuggire all’elastico e per nulla egocentrico controllo dell’autore. C’è semplicità d’intenti e sottaciuta confidenzialità in questa complessa operazione comunicativa. Richiede un approccio libero da schematismi e un atteggiamento disinibito per apprezzare un disco che comprende così tante meraviglie e sorprese.