ECM Records – ECM 2373 – 2014
Paul Bley: pianoforte
Spore germinative, incisive e feconde, si disseminano con gentile fermezza dall’attacco di questa solitaria discesa oltre il sipario, in continuità di spirito e libera coerenza di forma con il cursus, spesso a sensazione, di questo peculiare poeta e alfiere della tastiera.
Solcato da uno spirito di istantanea ricerca e creativo rigore in un (ampio) orizzonte di esplorazione in libertà, la tempra di speciale, mercuriale metallo che impronta il rilievo espressivo e la corposità immaginativa esalta il prezioso gioco vitale delle cellule melodiche, la meditazione dinamica plasma cadenzati, salmodianti altorilievi e solennità antifonali, per innervarsi in drammatizzazioni estese e catturanti.
Sperimentata magistralmente nell’esplorazione melodica, non antitetica al connaturato raccoglimento, la tastiera è ondoso teatro di passaggi raramente levigati, quanto di grumosa turbolenza, veicolanti con emozione un crudo senso della sorpresa; le iterazioni negli stati d’ascolto tattico, l’aplomb corposo mai pervengono ad intorbidare il nitore della forma, di fantasmatica lucidità.
Sollecito testimonial oltre che testimone, se non profeta, dell’avvento dell’etichetta di Monaco, il grande nordamericano viene fissato tra i contributori dell’ECM sound – se come tale si vuol intendere, entro una gamma stilistica ormai ben diversificata, un sound di ricerca che a partire da una sensibilità europeista ha operato un continuum d’installazioni di gusto spesso rarefatto ma a sensazione, e strategicamente mirato ad una peculiare combinazione di energia e nitore – certo tra i tanti possibili approcci e definizioni.
Segnato come capitale, osando addirittura “testamentario” per l’appena ottantaduenne performer (ed in piena e fluviale vitalità nelle settantacinque primavere all’epoca della registrazione), Play Blue non palesa accelerazioni di passo o disincarnati sentori di distacco dall’esperienza terrena, devolvendosi con presenza senziente ed energia partecipativa da medietà del corso vitale, esitando in un’esperienza attraversata da spettacolare saggezza e coronata da una convinta, compatta e “nipponica” ovazione.
Sensitiva e sagace, la distillazione obliqua dell’ispirazione svela la filigrana corposa di un lirismo in blues – che di questo non ricompone le intime inquietudini e che della musicalità concreta svela la siderale materia.
Stringhe armoniche ed ispirazione quantica sono ingredienti di una cosmologia creativa personale e calibrata, labirinto pensante ove libertà ed impulsività confluiscono in solennità di forme verso soluzioni ed uscite toccate da un senso descrittivo assai profondo quanto naturale, da un personale sentire del tempo espositivo e degli spazi recitativi, arricchendo un’identità d’artista originale e preziosa, di tempra squillante, veemente con misura e comunque aliena dalle grida.
Link di riferimento: http://player.ecmrecords.com/paul-bley–play-blue_oslo-concert