Abeat Records – ABJZ 131 – 2014
Alessandro Giachero: pianoforte, pianoforte preparato
Stefano Risso: contrabbasso
Marco Zanoli: batteria
Stefano Battaglia: pianoforte, pianoforte preparato
Horo, ovvero il suono elevato a concetto estetico e materico, quale risultato di libera ricerca ed espressione. Un sublime viaggio esplorativo all’interno di una galassia sonora che non prevede formule preconfezionate ma solo incontri inaspettati con i silenzi e i vuoti, che diventano musica, che concorrono all’economia complessiva di ogni singolo brano. Horo mette insieme suoni, vuoti e silenzi. Riconcilia il big bang iniziale riordinandolo secondo una sequenza spiraliforme fatta di note create dall’invenzione/sensazione del momento. Sono il frutto di una sublimazione temporale e fisica. Horo è un ponte poggiato su due pilastri jazz e cameristici. Da un capo all’altro poi è uno scorrere continuo, un flusso ininterrotto di molecole soniche, un’analogica sequenza di note. Due pianoforti, quelli di Battaglia e Giachero, che s’integrano, si compenetrano l’uno con l’altro privandosi di qualsiasi forma di prevaricazione e leaderismo per contribuire al risultato finale, che altro non è se non la costruzione, assieme a batteria e contrabbasso, di un unico corpo orchestrale che inventa e riproduce suoni. Horo è fatto di due anime/dischi: la prima si spinge nel popolare, bulgaro. Risso immagina le sue composizioni in un contesto alto, dove le danze si tingono di sacro, che ascendono verso una dimensione che sta tra la terra e il cielo, sospese nella sacralità dell’atto cinetico; la seconda reinventa la realtà cameristica dello spazio servendosi di “Invenzioni” improvvisate che costruiscono “Forme” e ridisegnano la materia del suono.