JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Saori Yano. Answer

JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Saori Yano. Answer

Columbia Japan – COCB-54001 – 2012




Saori Yano: sax alto

Toru Nakajima: pianoforte, trombone

Ken Kaneko: contrabbasso

Nobuyuki Komatsu: batteria

ospite:

Terumasa Hino: tromba





Intervista a Saori Yano

Non sono molti i musicisti ad aver raggiunto i dieci anni di carriera discografica a soli 28 anni. Se poi a questo aggiungiamo che l’artista in questione è dotata di una tecnica e di un lessico musicale che nulla hanno da invidiare ai suoi colleghi più anziani, avremo il quadro completo di una musicista straordinaria qual è la alto sassofonista Saori Yano.


Dopo aver esordito giovanissima nel 2003 con un disco pubblicato dalla Savoy, seconda artista giapponese a firmare per questa celebre label, la Yano ha trascorso quest’ultima decade facendosi apprezzare per le sue performance cariche d’energia e swing, collaborando in molti casi con alcuni veterani della scena jazz internazionale.


Questo suo ultimo lavoro celebra ora l’importante traguardo del decimo lavoro discografico mettendo in risalto e raccogliendo al meglio tutte le peculiarità musicali di cui la Yano è provvista, attraverso alcuni dei brani più richiesti dai suoi fan. Una vera manna per chi segue da anni questa interessante sassofonista.


Tra essi non mancano standards immortali del jazz sui quali la Yano ha fondato gran parte del suo repertorio: The Days of Wine and Roses, All of Me e Moon River sono permeati da un profondo rispetto per la tradizione, da sempre presente nelle esecuzioni della Yano, sia che la sassofonista si avventuri in serpeggianti improvvisazioni bebop sia che si limiti ad esporne essenzialmente il tema, rimaneggiandolo attraverso la sua personale pronuncia strumentale. Perché è soprattutto sul suono e l’intonazione che la Yano ha da sempre concentrato la sua attenzione, senza fare mai segreto della profonda influenza che i grandi maestri del passato, Charlie Parker su tutti, hanno avuto su di lei.


Il tributo che decide di riservare ad uno di essi, lo scomparso sassofonista James Moody, del quale la Yano è stata anche allieva, non è nostalgico come ci si aspetterebbe, ma provvisto di un’inaspettata cadenza reggae che conferisce un piglio positivo alla celebre Moody’s Mood for Love, ballad simbolo del grande sassofonista, al termine della quale la Yano aggiunge sentite parole d’affetto.


Suna to Sukato è una delle primissime composizioni originali della Yano, scritta quando la sassofonista aveva solo 14 anni, entrato nel corso degli anni a far parte dei brani più amati dai fan della musicista. Una ballad dal sapore latineggiante che ripropone uno dei filoni stilistici del jazz più frequentati dalla Yano, che già in passato aveva inciso il brano con la Alex Cuba Band.


Il disco prosegue srotolando una equilibrata alternanza tra momenti morbidi, offerti da ballad come Waltz for Debbie e La Vie en Rose, contrapposti ad altri più energici, come nel caso dell’ellingtoniana Sing, Sing, Sing, arricchita da una breve ed ammiccante performance vocale della stessa sassofonista.


Ma questo importante traguardo non poteva essere festeggiato degnamente senza una presenza speciale che ne sancisse definitivamente l’impeccabile qualità musicale. È Terumasa Hino, trombettista leggendario della scena jazzistica giapponese, a ricoprire il ruolo di ospite d’onore della session. Nel primo dei due brani che lo vedono impegnato, l’energico trombettista si prende l’onere di aprire A Night in Tunisia, per poi farsi trascinare, poco dopo, nel turbinio di dinamici dialoghi improvvisativi con la Yano, conclusi da un breve, ma intenso, monologo strumentale dello stesso Hino.


A completare il ritratto artistico della Yano intervengono anche interessi extramusicali, come il cinema, che prendono forma nella sua esecuzione di Taxi Driver, colonna sonora dell’omonimo, celebre film diretto da Martin Scorsese ed interpretato da Robert De Niro. In esso è presente una forte matrice blues che riappare con forza più volte nell’ album. Come avviene nella title track Answer, dove ad una lenta, ma inesorabile salita verso un culmine espressivo segue un rilascio liberatorio di tutta l’energia tenuta in serbo sino a quel momento.


Lo stesso struggimento emerge nel finale di Left Alone quando il suono del sax alto và letteralmente in frantumi sull’onda emotiva di questa toccante composizione di Mal Waldron, quasi stesse piangendo la disperazione di chi, come cita il titolo, viene lasciato solo: tra i momenti più belli dell’intero album.


Tra i pregi della giovane sassofonista c’è sicuramente quello di saper presentare le diverse attitudini stilistiche del jazz riuscendo a mantenerne vivi il valore culturale e la carica emotiva e a creare una connessione tra vecchi e nuovi appassionati di jazz della scena giapponese.