Marcello Rosa: Amari Accordi

Foto: La copertina del libro










Marcello Rosa: Amari Accordi

Arcana Jazz – 2014

Un’autobiografia sferzante e sarcastica da leggere tutta d’un fiato e, in appendice, un corredo di articoli, interviste e interventi sul jazz scritti nel corso della sua lunga e gloriosa carriera di informatore e divulgatore. La grafica della copertina gioca con la parola Amarcord contenuta nel titolo Amari Accordi e svela, forse fin troppo chiaramente, quale sarà il carattere del volume.


Amari accordi è stato scritto da un Marcello Rosa battagliero e verace. Episodi, ricordi, sospetti sono raccontati con linguaggio diretto, senza filtri. Le invettive sono sempre scoperte, senza inutili giri di parole. Rosa è, da oltre cinquanta anni, un protagonista del jazz italiano. Trombonista, arrangiatore, compositore, animatore di big band e di organici ampi con “l’accento sul trombone”. E, insieme, conduttore e autore radiofonico, critico, presentatore di festival, presidente dell’AMJ e attento osservatore della realtà. Un punto di vista sempre coerente ed espresso con forza da una posizione, meglio una serie di posizioni, in vista.


La narrazione non segue il filo cronologico degli avvenimenti: si muove sull’onda di associazioni di idee, sulla combinazione di momenti importanti e avvenimenti concatenati tra loro dal ragionamento portato avanti dall’io narrante. E così, ad esempio, il primo incontro con i personaggi della scena jazz lo incontriamo al tredicesimo capitolo. Prima e dopo, ritroviamo vicende più vicine ai nostri giorni. Prevale un flusso narrativo in grado di seguire e assecondare le atmosfere del testo.


Il racconto si anima di un sentimento pugnace, prevalente da un certo punto in poi sugli altri, rivolto nei confronti di alcuni tra i personaggi incrociati nel corso della carriera. I rapporti con il jazz romano e i suoi principali operatori, con la RAI, con Umbria Jazz, con la critica e con l’utilizzo politico della musica e, in particolare, del jazz. Nel prologo e nei trentotto – brevi, non vi spaventate… – capitoli, la posizione presa dall’autore è netta: nomi e cognomi, fatti, pensieri e retropensieri vengono serviti senza contorno di abbellimenti e titubanze. Vincenzo Martorella afferma, nella chiusura della postfazione al volume, che Marcello Rosa in ogni esperienza ci ha messo la faccia: in Amari Accordi, di sicuro, non si è tirato indietro. Anzi, si attesta dal prologo su posizioni dalle quali non si può retrocedere, pur volendone avere l’intenzione… Intenzione che, come si sarà intuito, non appartiene al nostro. L’attenzione viene mantenuta – con vivace e feroce vis polemica, arrivando anche all’insulto in alcuni casi – sulle cose che non vanno nel jazz italiano, su certi personalismi e su alcuni modi di intendere la professione e le relazioni contro cui si era già schierato pubblicamente negli anni. Senza cercare nessuna mediazione, gli attacchi sono frontali, estremamente espliciti e arricchiti da un linguaggio colorito e senza censure. Il lettore potrebbe essere portato a vedere il lato livoroso dell’autore, soprattutto se si è assuefatto al “politicamente corretto” in voga. Certo, alcune questioni potrebbero essere risolte solo da un pubblico “faccia a faccia” o da un confronto rusticano: nel dilemma tra affermare il proprio punto di vista, rischiando lo scontro e cercandolo, ed esporre in maniera ambigua, mantenendo magari il rimorso del “non-detto” e la possibilità di non far capire la posizione e le riflessioni, la bilancia pende chiaramente dalla parte del primo piatto.


Marcello Rosa lo ripete più volte: il volume non è un’autobiografia. Se questa affermazione è ispirata dal pudore dei fatti propri, dal timore della realtà finale e definitiva di un testo concepito in tal modo, non so. Credo sia il caso di aggiungere un piccolo punto su questo: andrebbe istituito il dovere del memoriale, anche se parziale nei giudizi e circoscritto negli argomenti, per preservare una versione di prima mano di fatti e avvenimenti. Nello specifico, ricordo di essere stato a casa di Marcello Rosa per realizzare un’intervista e di aver potuto visitare il vero e proprio museo rappresentato da locandine, fotografie, cimeli, strumenti da cui si viene attorniati una volta entrati nel suo appartamento. Alcune fotografie vanno a corredare il testo e riportano ritratti, incontri con i grandi musicisti statunitensi, le esibizioni dei grandi ensemble. Ci sono i Magic Moments – dal titolo dell’ultimo capitolo del volume e, naturalmente, del celebre brano di Perry Como – che ripagano di tutti gli Amari Accordi: la speranza è di leggere presto il racconto delle tantissime attività e iniziative promosse dal musicista. Retroscena, aneddoti e incontri sono tratteggiati anche in questo volume, sia chiaro: prende il sopravvento, però, l’interesse per i motivi che le hanno fatte passare in silenzio, per i rapporti instauratisi con chi ha avuto l’influenza negativa necessaria a non darne visibilità.


Amari accordi potrebbe essere, per molti versi, una traduzione in fatti reali de La versione di Barney, il celebre e spettacolare romanzo di Mordecai Richler: offre analoghe sensazioni, divertenti e partecipate, ruvide e, come nel titolo, amare. Le autobiografie rappresentano sempre una delle campane in gioco e si sviluppano in maniera conseguente secondo il filo logico e il pensiero dello scrittore, secondo gli eventi vissuti in prima persona, magari non conosciuti dagli altri protagonisti o vissuti in modo, del tutto o in parte, diverso.


Le trascrizioni di quattro assolo di Marcello Rosa – presentate da un breve testo di Paolo Tombolesi – completano il libro con un ulteriore sguardo al percorso tracciato dal trombonista nel corso degli anni. Amari accordi è un libro veloce e scorrevole, grazie anche al suo essere partigiano, alla scelta di mettersi senza protezioni nelle mani del lettore: gli appassionati di jazz andranno alla ricerca del punto di vista dell’autore su episodi più o meno da loro conosciuti, gli “altri” lo possono leggere anche come un romanzo. Con tutte le crudezze del linguaggio e con le impressionanti descrizioni de “La Grande Botta”, per usare la definizione dello stesso autore. Ma anche su questo, non ha senso svelare più di tanto il mistero e vi rimando alle pagine del libro.



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