Foto: Il manifesto della rassegna
La presentazione del Roma Jazz Festival
Scavalcando disinvoltamente le noiose abitudini nostrane (e non solo) di realizzare una conferenza stampa di presentazione-evento (musicale in questo caso) come copia esatta dei documenti che si possono tranquillamente consultare a casa propria, Mario Ciampà, direttore del Roma Jazz Festival di imminente svolgimento nella capitale, ha scelto un luogo molto particolare per incontrare la stampa.
Il teatro di Villa Torlonia, realizzato a suo tempo dalla prestigiosa famiglia romana ed in seguito eletto dal Duce a sua residenza. Riaperto al pubblico da poco tempo, restaurato dopo essere stato a lungo terra di nessuno, questo raro esempio di spazio teatrale familiare ed intimo (se lo potevano permettere) è inserito nel più ampio contesto di questa bella villa sulla via Nomentana, già ricca di altri magnifici luoghi come la Casina delle Civette. Piacevole è stata la sorpresa per i giornalisti convenuti nel capire che si trattava di qualcosa di diverso dai soliti incontri un po’ scontati; vivendo piuttosto la sorpresa di trovarsi ad itinerare per ambienti fuori dal tempo, piccoli, intimi e magnifici nell’insieme. Ascoltando bozzetti musicali di quello che sarà il programma del Festival, godendo di alcune eccellenti guide che raccontavano la storia del luogo, nonchè delle brevi e pertinenti spiegazioni dello stesso Ciampà tese a spiegare perché lo swing (all’interno del mondo del jazz) sia stato scelto (nelle sue espressioni musicali e nella sua stretta parentela con il ballo) come tema di questa rassegna che partirà nel mese di novembre per durare diverse settimane svolgendosi in differenti luoghi di Roma (Auditorium su tutti). Il legame fra musica e popolo, la danza come estensione irrinunciabile di un certo jazz afro-americano che sta alla base di tutto quanto è seguito dopo, la correlazione stretta fra crisi economica ed urgenze artistiche riparatorie e lenitive di sofferenze varie. Sono temi che si possono con le dovute differenze applicare al vivere odierno, purtroppo ancora piuttosto precario a dispetto di un apparente superficiale benessere; temi che hanno originato un programma che permetterà al pubblico non solo di ascoltare ma forse anche di muoversi e divertirsi in modo semplice e liberatorio.
E così, oltre i nomi di grandi jazzisti che rappresenteranno le punte del programma (Holland/Barron, Lovano/Douglas, Bosso, Rava, D’Andrea, Bridgewater e vari altri) ci saranno gli appuntamenti con la orchestra operaia Swing & Deal di Massimo Nunzi, due serate Ellington (a Tor Bella Monaca ed al Quarticciolo, storiche periferie romane attive con i loro piccoli teatri di quartiere) e tante altre iniziative. Insomma, ci sarà probabilmente da divertirsi e da riflettere ancora sulla estrema attualità che il jazz sa sempre rappresentare nelle sue espressioni più vive, compenetrandosi in questo caso anche con le diverse realtà di un ambiente metropolitano che, pur nelle sue contraddizioni, ha sempre mantenuto con questa musica un legame indissolubile.