Not Two – 2014
Agustì Fernandez: pianoforte, pianoforte preparato
Zlatko Kaucic : ground drums
Un sabba, più che un party. Un esplorazione delle regioni scure del suono e di silenzi inquieti. Una poesia incupita ma anche lieve, a tratti. Un pianoforte che evoca le voci della terra ed percussioni che suonano talora come arpe eoliche agitate dal vento scatenato dalla tastiera mentre e in altri momenti aumentano la già rovente temperatura del disco. Non fa sconti questo duo composto da improvvisatori esperti (entrambi sessantenni) e autenticamente liberi come il catalano Agustì Fernandez e lo sloveno Zlatko Kaucic. Il loro percorso si snoda fra atmosfere tempestose e scarsi momenti di calma. Il pianista fa sentire solo raramente il lirismo scheggiato di cui ha dato prova in tante occasioni precedenti. La sua poesia è qui tempestosa, ossessiva, magmatica. Il piglio con cui affronta i vari brani è prevalentemente percussivo e le sue mani cercano molto spesso le sonorità più profonde della tastiera, in cerca di gorghi di suono, di tsunami acustici. I ground drums di Zlatko Kaucic supportano con una levità stranita il furore che emana dal pianoforte. Se Fernandez evoca gli spiriti sotterranei, il suo partner sembra affidarsi di più a quelli del vento. E su questo “contrasto” si snoda quasi tutta la vicenda di questo cd, intessuta di improvvisazione allo stato puro, terribilmente evocativa, quasi selvaggia. i due strumentisti lasciano davvero poca tregua all’ascoltatore C’è un’atmosfera aspra, quasi da anni ’70, nelle loro improvvisazioni.
Come spesso accade in queste situazioni, la musica è intrisa di sperimentalismo e di arcaismo – È basata sulla ricerca di suoni grezzi ed ineducati ma anche, in qualche maniera cerebrali e raffinatissimi. È un paradosso noto a chi frequenta la musica di ricerca, a partire dalla Sagra della primavera per arrivare a Cecil Taylor.
Un dato è certo: Sonic party non è un disco fatto per lisciare il pelo nel verso giusto. Non fa niente per mettere l’ascoltatore a proprio agio. È, in qualche maniera, una sfida continua.
La musica che restituisce non è certo sconvolgente per la sua originalità; non è certo nuova o inedita anche se rifugge tuttavia da manierismi di qualsiasi tipo, anche da quelli del free jazz. È , al contrario, attraversata da una grande sincerità, da un’autentica urgenza espressiva, da un debordante desiderio di urlare ritmi e silenzi.
Non sempre questa sincerità di intenti, questo furore poetico risulta però convincente. Alla fine di ogni ascolto si ha sempre una sensazione di incompletezza, di “dejà entendu”. La musica sembra un po’ avvitarsi su sé stessa, sembra perdersi nei gorghi di note create dagli interpreti. Sonic Party è la storia di cinquantacinque minuti di musica ardente e tumultuosa che però lascia, alla fine , poche tracce.