Ettore Fioravanti – Traditori

Ettore Fioravanti - Traditori

AlfaMusic – AFMCD167 – 2014




Ettore Fioravanti: batteria

Marcello Allulli: sax tenor

Marco Bonini: chitarra

Francesco Ponticelli: contrabbasso

Enrico Zanisi: pianoforte, organo Hammond





A tre anni di distanza da Le vie del pane e del fuoco, Ettore Fioravanti torna ad incidere con la stessa formazione e la musica risulta in chiara continuità con l’esperienza precedente. Le note di copertina precisano che il termine “Traditori” si riferisce alla consuetudine dei jazzisti di alterare, di camuffare generi musicali più o meno contigui, per costruire qualcosa d’altro, attraverso processi assortiti di mescolanza e di contaminazione. A suffragio di questa tesi si schiera l’antropologo Larotonda, autore di una dotta dissertazione sui rapporti fra tradizione e tradimento, due termini che derivano dalla comune radice latina tradere e perciò più vicini di quanto comunemente si pensi. Esaurite le premesse filosofiche o metodologiche, si può passare ad analizzare i contenuti dell’album. Il repertorio è in larga parte a firma dei componenti del quartetto. Zanisi, il quinto membro, compare infatti in quattro tracce e fornisce il suo apporto solo come tastierista.


Nel disco si ascolta un jazz melodico fluido, moderatamente funky, con un suono elettrico lineare, non contorto e curato nei particolari. Il batterista si trova a meraviglia con i suoi partners e li guida senza sforzo sulla strada di un sound fresco, moderno e di comodo impatto. Sono particolarmente indicativi dell’azione di maquillage, di modifica (ir)rispettosa nei confronti del modello di riferimento i tre pezzi non originali compresi nel CD.


Si parte con Bemsha swing. Il motivo monkiano viene celato sino all’ultimo passaggio ed è preceduto da una intro e da uno sviluppo in stile psichedelico con la chitarra di Bonini a ripetere sempre la stessa frase in un crescendo dinamico, fino a liberarsi arrivando finalmente a svelare il famoso tema.


Perfect day mantiene la solennità del brano di Lou Reed. È cadenzata e grave. Più che un semplice omaggio al cantautore statunitense è una specie di monumento all’underground nel suo complesso.


In I want you dall’album Abbey road dei Beatles vengono accentuati gli elementi malinconici e rock blues, con il basso di Ponticelli a dominare l’inizio, fino all’esplicitazione del refrain e a un susseguente trionfo di chitarra e sax che progrediscono in coppia fino a giungere al culmine dell’eccitazione.


In Camelot, ancora, è il pop medioevale degli Amazing Blondel o di loro epigoni ad essere travisato. Il resto delle tracce è piuttosto (in)fedele ad una direttrice definita e punta parecchio sul dialogo intarsiato fra Bonini e Alulli, sorretti da basso e batteria. Ponticelli e Fioravanti, da parte loro, non accompagnano semplicemente, ma creano colori ritmici e inventano un supporto armonico e melodico rapsodico.


Batterista del quintetto di Paolo Fresu e collaboratore di tanti altri importanti personaggi della scena jazzistica e non solo, Fioravanti conferma con questo CD la sua voglia e la sua capacità di porsi come bandleader per contrabbandare una musica orecchiabile, di facile ascolto, costruita con tutti i crismi, dove si coglie palpabile il piacere di suonare insieme con un gruppo giovane ma molto preparato.