Massimo Barbiero – Simone de Beauvoir

Massimo Barbiero - Simone de Beauvoir

Autoprodotto – MB-001 – 2014




Massimo Barbiero: marimba





Simone de Beauvoir è il primo disco autoprodotto da Massimo Barbiero. Il titolo non si riferisce alla scrittrice francese dell’esistenzialismo, bensì al nome della gatta di casa, scomparsa nei mesi scorsi. Il percussionista eporediese periodicamente pubblica un CD in solitudine. Dopo Nausicaa nel 2009 e Keres nel 2011, nel 2013 ha licenziato Sisifo, attestando lo sforzo di un percorso creativo privo di qualsiasi concessione allo spettacolo, all’effetto fine a sé stesso. Questo è il quarto album di questo tipo e si distingue dagli altri innanzitutto perchè non vengono usati tanti strumenti, ma viene privilegiata esclusivamente la marimba.


I nove brani sono nella quasi totalità di repertorio, compaiono in altre opere, ma qui assumono nuances e fragranze sconosciute. Si avverte una potente urgenza espositiva, infatti, una forte ansia comunicativa in ogni pezzo. È una sequenza musicale che sottintende una specie di flusso interiore di coscienza. Ogni nota è ponderata, prodotta, poi rianalizzata e messa in circolo. È un’operazione di feedback prolungato e continuo. É, a conti fatti, una improvvisazione su temi conosciuti a cui Barbiero assegna una nuova anima o significati inediti. Più semplicemente queste versioni derivano il carattere dal particolare clima emotivo del musicista nel momento in cui sono state incise. Non è, insomma, un cd fatto per stupire o registrato per rendere noti i risultati di determinate ricerche sul jazz in rapporto con altre musiche. È, invece, l’estrinsecazione del bisogno di rappresentare uno stato esistenziale attraverso un mezzo consueto, familiare, domestico per Massimo Barbiero, la marimba, strumento apprezzato per “un suono più vicino alla terra”, come si legge nelle note di copertina.


I temi vengono portati avanti in maniera misurata, asciutta con frequenti passaggi ripetuti. Gli sviluppi successivi presuppongono un profondo lavoro di scavo sui motivi, a mani nude, per cavarne fuori la parte sostanziale, lo spirito, l’essenza. In tutte le fasi si coglie un particolare calore interno, in grado di vivificare scelte musicali di fondo e di rivelare l’intenzionalità espressiva contenuta nelle pieghe di ogni segmento.


Simone de Beauvoir è uno dei dischi più sentiti, sentimentalmente carichi, realizzati dal batterista di Enten Eller ed è anche uno dei suoi migliori, poiché è completamente privo di sovrastrutture. Si lascia ascoltare senza difficoltà, quindi, pur essendo il frutto di una dura fatica intima che viene manifestata all’esterno in modo scarno, spoglio, ma quanto mai efficace.