Mystic Flow, l’esordio discografico dei Nobu Trio

Foto: la copertina del disco










Mystic Flow, l’esordio discografico dei Nobu Trio


Nobu Trio – ovvero Angelo Brezza alla batteria, Alessio Guazzini alla chitarra e Andrea Pregnolato al basso e all’electronica – sono un combo di giovani e agguerriti musicisti che dividono la loro passione tra il jazz e il progressive. Mystic flow è il loro primo disco che come un manifesto, ne esalta le loro idee compositive e la formazione artistica.



Jazz Convention: Nobu Trio: cosa significa e perché avete scelto di chiamarvi così…


Nobu Trio: L’ispirazione giapponese e la passione per la cultura orientale viene principalmente da Andrea Pregnolato. Quando è stato il momento di scegliere un nome, c’è stato un lungo brainstorming tra le varie proposte. Nobu, che significa estendere o richiamare, ci è piaciuto molto. Univa l’idea di un nome incisivo e diretto, con alcuni concetti che si sposavano perfettamente con lo scopo artistico: estendere il più possibile il nostro linguaggio, richiamando le tradizioni musicali dalle quali proveniamo.



Jazz Convention: Raccontateci di voi tre, come siete arrivati alla musica, quali generi vi hanno influenzato, e chi sono i musicisti di riferimento?


NT: I Nobu Trio nascono ufficialmente nell’ottobre 2012. Prima di allora avevamo cominciato, da alcuni mesi, una collaborazione nell’ambito del jazz più tradizionale. Nell’estate del 2012 ci siamo dati il proposito di trovare un’identità originale a questo progetto, che fosse maggiormente espressione della nostra ricerca artistica, e cercando di sviluppare un linguaggio musicale che ci appartenesse davvero, tenendo ovviamente conto delle esperienze precedenti. Andrea Pregnolato ha suonato in progetti che spaziano dal rock più tradizionale, al blues, alla musica elettronica, così come in diverse formazioni jazz; Alessio Guazzini in formazioni di jazz, funk e rock; e Angelo Brezza in un ensemble di jazz moderno, diretto da Daniele Cavallanti, il Creative jazz ensemble, e poi vari progetti dal blues al rock al jazz (principalmente).



Jazz Convention: Oltre ad essere musicisti, cosa fate nella vita e se aspirate a fare della musica la vostra professione full time?


NT: Aspiriamo a essere musicisti full time, anche se ci rendiamo conto ogni giorno di più delle difficoltà, oggettive, che esistono per poter affermarsi professionalmente. Difficoltà dettate in molta parte dal fatto che bisogna essere estremamente preparati; e questo è un discorso prettamente individuale che esclude in parte le scelte musicali. Poi ci sono problematiche legate all’ambiente in sé, alle istituzioni, al fatto che non c’è veramente la voglia di rischiare e si sta andando sempre più ad affermare una passività intellettuale da parte sia del pubblico, assuefatto e dominato dai media e – cosa assai più grave – dagli stessi addetti ai lavori, musicisti e fantomatici direttori artistici e così via. Tutto questo però non deve uccidere la voglia di fare musica, anzi deve essere motivo di crescita continua. Tutto questo deve renderci più forti.



JC: Quante ore al giorno studiate e suonate il vostro strumento?


NT: In media quattro/sei ore al giorno.



JC: Qual’è il vostro rapporto con l’elettronica?


NT: Pensiamo sia un buon rapporto o comunque crediamo di far diventare il rapporto tra Nobu Trio ed elettronica un rapporto intenso. C’è la volontà di inserire degli elementi di elettronica nella musica che facciamo. Sarebbe uno stimolo in più e porterebbe a un cambiamento importante all’interno della nostra musica, prima di tutto, e poi anche dal punto di vista individuale sarebbe motivo di crescita e arricchimento. Noi non vogliamo precludere nulla alla nostra proposta musicale che si presta a essere manipolata su più fronti.



JC: Sei dei sette brani che compongono Mystic Flow sono composizioni originali: ci fate un breve commento?


NT: I sei brani sono stati scritti da Angelo Brezza e da Andrea Pregnolato. Tre per ognuno. Quelli composti da me, Angelo Brezza, (Crazy drunk, Garden of peace e Mr 6) nascono in tre modi differenti: il primo era una semplice linea melodica scritta quasi per gioco anni prima della formazione del trio; inizialmente non ci credevo molto ma dopo qualche prova il risultato ci ha convinto. Il secondo e il terzo li ho scritti apposta per il trio: Garden of peace nasce in un momento non tanto felice per me, mentre Mr 6 si rifà ad un bel romanzo di Philip K. Dick intitolato “Scorrete lacrime. Disse il poliziotto”. I miei, dice Andrea Pregnolato, nascono spesso da ciò che leggo o vivo. Mi danno spunti per inventare titoli, e quindi storie, che mi piacerebbe raccontare in musica. Quando queste ispirazioni incontrano in modo soddisfacente la mole di appunti che quotidianamente raccolgo, nasce l’idea di base che verrà sviluppata in un pezzo compiuto. Mystic Visions of the Underworld si sviluppa intorno ad un’idea ritmica iniziale, che percorre più o meno implicitamente tutto il brano, e a diversi concetti di dissonanza, declinati con soluzioni diverse lungo la struttura del pezzo. Gentle Traveller, do You know the Demon? invece è la storia di un viaggio, raccontata attraverso diversi “atti”, espressi musicalmente con soluzioni melodiche e ritmiche particolari: tempi diversi, scomposizioni, contrappunti, poliritmie, consonanze e dissonanze. Infine, The Nameless Prophet è costruito su di un riff bluesy, ma allo stesso tempo su di un tempo irregolare, per esprimere al contempo un’idea di musica essenziale e primordiale, ma anche misteriosa e mistica.



JC: Chi è Charles Mingus per voi visto che avete arrangiato un suo pezzo dal forte accento blues?


NT: Mingus fa parte di quei compositori ai quali siamo particolarmente legati. Di lui ci ha conquistato in particolare la concezione compositiva, l’intuizione innovativa pur fortemente ancorata alla tradizione, la carica blues e “fisica” della sua musica, l’improvvisazione collettiva ma che allo stesso tempo conteneva delle strutture “scritte”, anche di ampio respiro. Non è l’unico artista che ci è particolarmente caro. In quel momento abbiamo deciso che fosse il momento per un tributo a Mingus. Non escludiamo che possa essere fatto con altri, in futuro.



JC: Il futuro jazz dei Nobutrio?


NT: Il jazz è una musica che ci piace e di cui ci nutriamo, e riteniamo che sia una fonte inesauribile d’ispirazione e di lavoro, sia personale che di gruppo. Il jazz è uno stile di vita, e noi cerchiamo, con il nostro contributo musicale e progettuale di mantenerlo vivo.



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