Rudi Records – RRJ1024 – 2014
Johnny Lapio: tromba
Giancarlo Schiaffini: trombone
Giuseppe Ricupero: sax tenore
Lino Mei: pianoforte
Gianmaria Ferrario: contrabbasso
Ruben Bellavia: batteria
Il collettivo Porta Palace è un gruppo nato nel centro storico di Torino nei dintorni di Porta Palazzo. La zona, di forte immigrazione, risente inevitabilmente di problematiche sociali. In questo contesto disagiato è maturata l’idea di insegnare jazz come sistema per convogliare le energie positive di questa area nell’esercizio artistico. Il trombettista Johnny Lapio è il leader di questo manipolo di coraggiosi che uniscono la pratica strumentale con la didattica in un ambiente così complesso e difficile.Per questa prima incisione è ospite prestigioso Giancarlo Schiaffini, in veste di autore e strumentista. Il musicista romano si ispira nelle sue composizioni all’humus culturale del territorio individuato, sede di un grande mercato all’aperto, dove ogni giorno si mescolano uomini di etnia, religione e tradizione diversi.
La musica, infatti, si presenta come una combinazione di generi ed elementi dissimili, senza arrivare mai ad una vera sintesi, piuttosto giustapponendo colori, aromi, sapori in un intrigante e gradevole miscuglio. È come entrare in un mercato da visitatori, interessati ad osservare una bancarella di prodotti orientali e vicino scorgere un venditore di formaggi nostrani, subito dopo notare una boutique a cielo aperto a cui si alterna un commerciante di dolciumi. È la logica delle tante proposte contigue apparentemente contrastanti in un luogo spazioso e ospitale. Le sei tracce, allo stesso modo, custodiscono una fisionomia ondivaga, si annunciano in una maniera e poi procedono in direzione contraria, causando attriti formali, risolti felicemente dalla capacità del sestetto di far quagliare il tutto a gioco lungo. È un susseguirsi di situazioni. In cui il filo della matassa si sgroviglia e si aggroviglia, fino a scoprirne il bandolo alla fine del percorso. In Old fashioned il gruppo va giù pesantemente nel blues ed è guidato in questa discesa dal trombone sordinato growl di Schiaffini e dal suo fraseggio vintage di chiara origine controllata. In Scatole in movimento si parte da un vociferare free per ritrovare più avanti la via di un ritmo regolare, fra rallentamenti, pause, conflitti timbrici e il lancio a sorpresa di un assolo intenso di sax tenore su un sottofondo cangiante. 7 Mosquitos è introdotta da un solo del contrabbasso. Poi prende quota un motivo su cui lavorano tutti, per giungere, successivamente, all’illustrazione di brevi interventi in completa solitudine di tromba, sassofono e batteria. Un dialogo di frasi smozzicate dei fiati riporta, poi, fuori rotta e il finale rimane lì, incompiuto, ad aspettare qualcosa che non arriva. Sòla sotto le stelle è una ballad, ma il titolo non lascia tranquilli. Sòla in romanesco equivale a fregatura. In effetti, avvicinandosi alla conclusione, si materializza dal nulla un reggae e avanti tutta a giocare su questo improvviso cambio di scenario, per ritornare infine su un’atmosfera solenne per saldare in tal modo il conto. Bird’s love comincia libera e disinvolta, con note lunghe sospese. Si sviluppano, poi, alcune cellule tematiche che si aprono e si chiudono con in mezzo un colloquio informale, in crescendo prima e in calando poi, fra gli strumenti armonici. 4 Situazioni incresciose è un’epitome di quanto accaduto fin qui. Si sentono ancora polifonie atonali, brandelli di assolo del pianoforte inclinati verso la musica contemporanea, una sequenza classica, tendente al barocco, ad opera dei tre strumenti a fiato, la citazione di Night in Tunisia dello spiazzante, una volta di più, Giancarlo Schiaffini
Porta Palace Collective non è quindi soltanto un disco importante per l’ambito in cui è stato prodotto, ma contiene tanta buona musica variegata, suonata con intelligenza e proprietà da un ensemble di competenti-appassionati condotti da un vero maestro del jazz di ricerca in Europa.