Vijay Iyer Trio – Break Stuff

Vijay Iyer Trio - Break Stuff

ECM Records – ECM 2420 – 2014




Vijay Iyer: pianoforte

Stephen Crump: contrabbasso

Marcus Gilmore: batteria





In Historicity, lavoro pubblicato nel 2009 per l’etichetta ACT, questo magnifico trio metteva già in mostra le sue notevoli qualità, peraltro consolidate da una collaborazione ancora precedente. Un trio moderno, affiatato, ricco di capacità individuali ed estremamente duttile nel trattare tematiche musicali molto differenti, proprie della personalità del leader, pianista nordamericano di origini indiane. Vijay Iyer ha fatto parte dell’M Base di Steve Coleman ed ha sperimentato con la sua musica fecondi accostamenti fra la cultura del paese dei suoi antenati e l’essenza più concreta del jazz moderno. Ha meritato premi e riconoscimenti ed insegna con grande merito la musica moderna alle future generazioni di musicisti. Si può definire come un modello di pianista, compositore, moderno musicista a tutto tondo. Ed ha saputo modellare a sua immagine anche il suono classico della scuola ECM, traendo beneficio dalla conoscenza con il santone Manfred Eicher ed arricchendo il suo già prestigioso catalogo con un paio di grandi dischi: l’ambizioso Mutations ed il qui presente, e pulsante, Break Stuff.


Avvalendosi della classe non comune di un batterista come Marcus Gilmore (quanto di meglio ci sia oggi in circolazione) e della assoluta maturità di un contrabbassista come Stephen Crump, Iyer si propone in un caleidoscopio pianistico vibrante, assolutamente originale, all’occorrenza ed a seconda delle spinte emotive lirico o percussivo, consegnando all’ascolto una idea di trio ( per carità, non l’unica, ma una delle migliori in circolazione) che potrebbe fissare un punto di partenza per ricominciare dove si è arenata l’immensa classe di Keith Jarrett, la cui riproposizione nello stesso catalogo di un fantastico live con la coppia Haden-Motian (anni ’70) ci ricorda il suo percorso iniziale precedente al pur magnifico standard trio. Ecco, Vijay Iyer sembra raccogliere questo testimone e farlo suo, senza dimentica la lezione monkiana, peraltro inimitabile e da trattare con cautela. Ma lui sembra adatto alla bisogna. Davvero un grande pianista e musicista, con un percorso artistico finora eccellente. Tanto di cappello ad un lavoro davvero di alto livello.