Jazz Eyes – Jazzeyes004 – 2008
Al Foster: batteria
Eli Degibri: sassofoni
Kevin Hays: pianoforte
Douglas Weiss: contrabbasso
“Siete così gentili nel sostenere il jazz: tutto quello di cui abbiamo bisogno sono amore, pace e jazz”. Al Foster ringrazia così il pubblico alla fine del disco: la frase diventa in modo immediato il titolo del disco e ne coglie bene lo spirito.
L’atmosfera del club, la vena libera e scorrevole degli assolo, un quartetto unitario nel suono. Love, Peace and Jazz porta sui solchi del CD la registrazione di una sessione di concerti tenuti dal quartetto di Al Foster al Village Vanguard nella primavera del 2007. Il repertorio affianca tre originali e tre standard come
E.S.P. di Wayne Shorter, Fungii Mama di Blue Mitchell e Blue in Green da Kind of Blue.
La cifra caratteristica del disco è proprio nella visione unitaria del quartetto: Al Foster guida una formazione di musicisti esperti e, soprattutto, abituati a suonare insieme anche in altre formazioni, come, ad esempio, Hays e Weiss, nel trio del pianista o nel Sangha Quartet. La formazione annovera, così, tra le sue fila tre individualità ben definite, in grado di portare un contributo di personalità e di attenzione alla scrittura, tre musicisti capaci di rispondere in modo repentino e naturale alle sollecitazioni del leader.
Il quartetto lascia prevalere il mordente dell’esecuzione dal vivo, lasciando alle improvvisazioni spazio e dimensione propri del concerto. Love, jazz and peace! è la fotografia efficace di una serata all’insegna del mainstream jazz: l’equilibrio degli elementi e la capacità di porgere con convinzione e con partecipazione la musica suonata fanno il resto.
Un repertorio ben calibrato permette alla formazione di offrire la propria visione di aspetti diversi del linguaggio jazzistico. Al Foster conduce i suoi “ragazzi” in una esplorazione ampia delle diverse tematiche jazzistiche e in tutte le circostanze, sia nelle escursioni modali di E.S.P. che nella venatura latin di Fungii Mama, sia nella riflessiva parte centrale del disco – Blue in Green e Peter’s mood – che in The Chief e Brandyn, brani dal ritmo più sostenuto e dal piglio più marcato, emerge la voce solida del quartetto.
I quattro musicisti mettono nel disco, con forza e buona predisposizione, le proprie qualità e il concerto scorre con buona verve per tutti i suoi sessantanove minuti. Gli assolo, per quanto lunghi, riescono sempre ad essere centrati e non ridondanti e le dinamiche sono calibrate e, soprattutto, sostenute dalla spinta propulsiva di Al Foster, ispirato tanto nell’accompagnare e nel sottolineare le evoluzioni dei propri musicisti quanto nel dirigere e nell’improvvisare. Degibri, Hays e Weiss, dal canto loro, si integrano perfettamente tra loro e con il loro bandleader e si rendono protagonisti, del concerto e del disco, in modo efficace e naturale.