Enrico Bracco – Quiet Man

Enrico Bracco - Quiet Man

Auand Records – AU9048 – 2015




Enrico Bracco: chitarra

Daniele Tittarelli: sax alto, flauto

Pietro Lussu: pianoforte

Luca Fattorini: contrabbasso

Enrico Morello: batteria







Quiet Man è un disco di modern mainstream, suonato con sicurezza: Enrico Bracco ha coinvolto quattro musicisti in grado di gestire con piglio disinvolto partitura e interplay, le relative differenze nell’approccio musicale e la capacità di mettersi a disposizione del progetto. Bracco, Tittarelli, Lussu, Fattorini, Morello sono musicisti ai quali, ormai, alcune etichette – “giovani leoni”, “talenti emergenti” e via dicendo – possono senz’altro andare strette: sono in grado di proporre una musica capace di profondità stilistica, di dialogo rispettoso quanto originale con le tradizioni e i riferimenti del jazz; soprattutto, sono in grado di farlo con maturità e di dare respiro al progetto.


La riflessione proposta da Bracco nelle note di copertina riguarda l’aspetto melodico e cameristico delle composizioni: l'”energia implicita della linea”, per usare le sue parole, vale a dire la possibilità di dare l’impressione e l’emozione della profondità disegnando linee su un foglio piatto, la possibilità, in musica, di creare un mondo di sensazioni e suggestioni che possano investire non solo l’udito ma evocare ricordi e immagini. Sono diversi i nomi citati da Bracco come mentori di questo percorso: Egon Schiele, Logan Richardson, Leo Brouwer e Heitor Villa-Lobos. Nomi che diventano immediatamente i punti di un percorso estremamente variegato e curioso. L’ascolto delle dieci tracce aggiunge altri riferimenti al percorso, intrecciati dal chitarrista in modo da creare un unicum tanto sfaccettato quanto coerente: accenti provenienti dalla musica brasiliana si affiancano a certe rimandi methenyani, la dimensione del nuovo jazz newyorchese viene filtrata da un intervento tipicamente europeo, la tradizione jazz del quintetto con chitarra e fiato si incrocia con tutto questo per offrire il punto di partenza alle composizioni di Bracco. La centralità della melodia si pone come fattore determinante per la costruzione del lavoro: la linea del canto guida armonia, ritmi, dinamiche secondo le proprie esigenze, secondo la fondamentale necessità di una fluida successione dei vari passaggi.


Il duetto tra flauto e chitarra classica presente in L’esegeta e il successivo ingresso del gruppo ne La regola mettono in evidenza un ulteriore aspetto del lavoro. Una dimensione pacata, rarefatta ma senza troppi spazi vuoti, animata da una scrittura intensa senza diventare invadente. La stessa visione estetica la ritroviamo in Resonance o nell’introduzione di Alis 3 o in certe prospettive de La Via Di Adamo , il brano che chiude Quiet Man e riassume, forse, il senso del lavoro e la disposizione a dare risalto alla melodia e alle sue “capacità costruttive”.


In realtà, Bracco con quieta inquietudine – per usare l’ossimoro riferito alla titletrack dedicata al figlio Riccardo – trova nel rispetto per la linea cantabile la chiave per sfruttare differenze e accostamenti, attitudini dei musicisti e intenzioni compositive. Personale senza voler dimostrare o innovare alcunché, Quiet Man è un disco interessante e ben suonato, il prodotto maturo di un ragionamento musicale effettuato tenendo ben presenti tanto i punti di partenza quanto le intenzioni del compositore e degli interpreti.


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