Riccardo Tesi Banditaliana – Maggio

Riccardo Tesi Banditaliana - Maggio

Materiali Sonori – VM 3003 – 2014




Riccardo Tesi: organetto diatonico

Claudio Carboni: sassofoni

Maurizio Geri: chitarra, chitarra battente, voce

Gigi Biolcati: percussioni, Kalimba,voce

ospiti

Fanfara Tirana brass band

Alessandro Lanzoni: pianoforte

Mirko Capecchi: contrabbasso

Gabriele Savarese: violino, chitarra

Enrico Guerzoni: violoncello

Davide Bizzarri: violino

Mauro Durante: violino, tamburello

Matteo Scarpettini: percussioni

Mauro Palmas: liuto cantabile

Ettore Bonafè: vibrafono

Daniele Biagini: pianoforte





Riccardo Tesi è ai vertici fra gli interpreti della canzone popolare italiana. Ha pochi rivali in questo campo. Anche il suo ultimo cd, Maggio, contribuisce a rinsaldare questo primato. Nel disco compaiono brani tradizionali e temi originali, a firma dei componenti Banditaliana, ma non si avverte uno iato fra un pezzo e l’altro. Tesi affronta, infatti, il repertorio scelto con lo stesso atteggiamento di chi sa essere innovativo nella tradizione, restando cioè dentro la tradizione stessa. È questa la sua forza, la sua arma vincente.


L’album presenta una formazione allargata del suo gruppo con una serie di ospiti chiaramente sintonizzati sull’idea di sound complessivo concepito da Tesi


Il cd contiene due classici come Maggio del crinale e Meriga. La prima viene proposta in modo soffice e delicato attraverso l’esposizione del motivo da parte di un sax soprano etereo, limpido, ma è il dialogo fra tutti i titolari, con il rinforzo di Gabriele Savarese al violino e di Mirko Capecchi al contrabbasso, a veleggiare sulla grazia dei toni e dei modi.


Il canto dei migranti, già inciso da Gastone Pietrucci e da La macina è molto cadenzato, con un accompagnamento insinuante delle percussioni e una voce uniforme, regolare, non particolarmente insistente, per scelta, nel sottolineare gli aspetti dolorosi del testo.


Non meraviglia più di tanto trovare nel cd una versione con anima balcanica dell’internazionale Rosamunda. Qui è protagonista la fanfara di Tirana, agguerrita nel dettare tempi e ritmi in alternanza con la band italiana. Sembra quasi un conflitto incruento e creativo fra i due ensemble, senza vincitori né vinti. Tesi, per aggiungere un tocco speziato ad un piatto già ben aromatizzato, ad un certo punto, fa tacere tutti e lancia il solo travolgente del sax tenore di Carboni con l’unico sostegno della batteria. È un vero e proprio colpo di teatro, di sicuro effetto.


I due valzer – I maggio e II maggio – sono due pezzi di ballo liscio della più bell’acqua con un inizio straniante, africano, realizzato da battito di mani e voce. Il brano è impreziosito, poi, da un solo sincopato, da genuino pianista jazz, del talentuoso Alessandro Lanzoni, oltre che da un intervento altrettanto increspato di Maurizio Geri alla chitarra.


Fra gli strumentali Scaccomatto ha un andamento rockeggiante nell’incipit, per sviluppare in seguito una melodia piana e ariosa dove organetto e sassofono partono all’unisono sul refrain, per staccarsi, inseguirsi e ritornare insieme in maniera rapsodica.


Taranta samurai è già stata registrata in passato. È un cavallo di battaglia del leader di Banditaliana. In questa nuova versione acquista ancora un qualcosa di più, tale è la freschezza e il calore ( non è un ossimoro) di questa ripresa


Maresca, moresca gioca sull’assonanza fra il nome di un comune del pistoiese e la danza di origine arabo-spagnola ed è su tempo dispari, inevitabilmente piena di ritmo e intrighi, con i monti dell’Appennino che paiono elevarsi nel paesaggio brullo e asciutto della meseta.


Mirto si basa su una frase che si ripete, va e torna. Procede in modo incalzante. Parte rock e finisce popular. Contiene la chiave giusta per capire l’estetica di Tesi, attratto in ugual misura da mondi espressivi così distanti.


Pietrasecca racconta una storia, suggerisce uno scenario. È accorata e malinconica, ricca di sfumature.


Le canzoni originali racchiudono testi ricercati, mai banali e ci mostrano paesaggi lontani nel tempo o nello spazio.


Galata è dedicata al quartiere genovese di Istanbul e curva sull’etno-folk .


Corno d’Africa ha una fisionomia precisa e riflette impressioni visive e musicali di un viaggio.


L’arca e la paura cantata in duo da Geri e Biolcati, procede rigogliosa e trascinante nella sua modernità. Nel disco, in verità, nulla sa di vecchio o polveroso.


Maggio in conclusione è un ulteriore passo in avanti per un artista e un gruppo a cui l’etichetta di tradizionale sta magnificamente stretta, tanta è la volontà, l’entusiasmo di tirar fuori il nuovo da canzoni eseguite moltissime volte sulle piazze, ma che possono sempre essere lette o rilette da una prospettiva diversa e intelligente. In aggiunta a questo aspetto, gli originals completano il disco non sfigurando di fronte ad autentiche icone della musica popolare nostrana.