Parco Della Musica Records – MPR070CD – 2015 Un lavoro magnifico, questo My Chet My Song di Riccardo Del Fra, non a caso osannato dalla stampa specializzata francese (Jazzmann in prima fila) quando in quel paese è uscito verso la fine dello scorso anno. Una registrazione che si inserisce fra le migliori realizzate negli ultimi tempi in quel particolare stile jazzistico caratterizzato dall’unione di una formazione classica in quintetto con una orchestra a pieno organico. È dal prestigioso festival di Marciac, in Francia, che è partito questo progetto ambizioso ed emozionante, che vede protagonista questo musicista italiano trapiantato da molto tempo in Francia, dove ha diretto e dirige tuttora prestigiose istituzioni musicali. Del Fra ha lavorato per una decina di anni al fianco di Chet Baker insieme ad altri musicisti italiani, ereditandone parte della particolarissima sensibilità che sta alla base di un songbook inimitabile. Quando il lavoro gli è stato proposto ne ha colto appieno il senso ed ha lavorato su arrangiamenti molto personali pur mantenendo il rispetto per l’origine di composizioni importanti come Love For Sale, But Not For Me e My Funny Valentine.
Airelle Besson: tromba
Pierrick Pedron: sax alto
Bruno Ruder: pianoforte
Billy Hart: batteria
Riccardo Del Fra: contrabbasso, arrangiamento, composizioni
Deutsches Fimorchester Babelsberg diretta da Torsten Scholz
Laddove Chet Baker aggiungeva un tocco personalissimo con la sua voce e la sua tromba, Del Fra ha scelto di rinunciare al canto della voce per assegnarne il ruolo esclusivamente alla tromba di Arielle Besson, vera folgorazione rilucente all’interno di un progetto di per sé già molto bello. Come per altri capolavori del genere che restano nella memoria (mi torna alla mente il magnifico Motion di Lee Konitz), la sintonia fra archi, strumenti solisti e sezione ritmica del gruppo sembra davvero perfetta. Del Fra guida sapientemente e ci regala un magnifico solo su un tappeto di archi nella conclusiva My Funny Valentine, duetta amabilmente con il piano di Bruno Ruder in The Bells and the Island, mentre il ritmo più incalzante e sincopato è affidato al medley But Not For Me/Oklahoma, davvero irresistibile. Un lavoro di grande spessore, un connubio riuscitissimo, un ennesimo sentito omaggio all’intramontabile Chet Baker.