Wide Ear Records – WER 015 / LC1 2366 – 2015
Alex Huber: batteria
Philipp Gropper: sassofoni
John Schröder: pianoforte
Oliver Potratz: contrabbasso
Naturali disposizione e agio nell’approcciarsi al performing istantaneo sono elementi trasversalmente comuni nella pratica esplicitata da quattro tra i più arditi esponenti di una scena, agitante e riflessiva, di quella Mitteleuropa trasversalmente aperta alle correnti delle new-things del momento.
La band rinnova la vita discografica e performante (e il leader la scrittura), dopo l’omonima esperienza Chimaira, con l’album in oggetto, che si concede due distinte edizioni tra cui una vinile, recanti tre brani in meno dei dieci della versione digitale – tutti estensivamente, tonicamente pervasi da un operoso senso del mobile affresco sonoro.
Il pennello arguto e il passo sensibile segnato dal drumming del leader, che trova più e differenziate sponde nel sincopato interventismo e nel destrutturato funambolismo pianistico di John Schröder, nell’efficiente, attento legante del basso di Oliver Potratz, nonché delle assai esposte e partecipanti ance di carattere del sempre iperattivo Philipp Gropper, che al pari dei non meno coinvolti sidemen ancora apporta una visione piuttosto ricca di spunto e vissuta per transiti dell’osmotica scena del nu-jazz d’area germanica e sassone.
Plastica angolosa, senso del dramma istantaneo e tensioni cangianti esitano dalla collisione sonora variamente bilanciata tra i partner, la cui autonomia d’apporti non si esime da una peculiare disciplina estetica d’insieme, abile a tracciare piste visionarie ma permettendosi di lasciare questioni aperte e suggestioni incompiute, esitando in una “forma jazz” non per tutti i palati, rorida di cultura ma aliena al magistero e sempre erta sul voltare pagina, in un edificante, mai statico mixing tra catalizzazione di segni e interplay mercuriale e sensitivo.