Foto: Fabio Ciminiera
Festa per gli ottant’anni di Enrico Intra.
Un pubblico vociante e festoso ha occupato la platea del Nuovo Piccolo Teatro per festeggiare gli ottant’anni di Enrico Intra e, almeno, sessanta di carriera artistica. Pianista, compositore, direttore d’orchestra, eclettico uomo di musica, capace di passare da cool jazz alla sperimentazione più radicale, molto amato dai milanesi – ma non solo – Enrico Intra è ormai attivo sulla scena jazzistica dagli anni ’50 ha suonato con tutti i più grandi nomi del panorama italiano e internazionale. Tra i tantissimi, ha calcato il palco insieme a miti come Gerry Mulligan con cui ha inciso il disco Nuove Civiltà nel 1975 proprio qui a Milano.
Quando si siede al piano, Intra dimostra molto meno anni rispetto al mero dato anagrafico: il Maestro sprigiona un’energia e un entusiasmo ancora giovanili. Accarezza la sua tastiera e possiede un tocco delicato ma deciso, nelle sue composizioni sono sempre presenti due elementi: la melodia e il blues delle origini. Ma, soprattutto, una grande creatività e capacità di improvvisazione. Intra da sempre ha affiancato alle attività di concertistica, sia l’organizzazione di concerti che l’interesse per la didattica musuicale. Negli anni ’60 fondò il Derby, in zona San Siro, un locale ormai storico, tanto per la programmazione musicale che per gli artisti del cabaret ospitati sul palco. Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Teo Teocoli, Massimo Boldi e tanti altri. In seguito fondò l’Intra’s Club in Galleria del Corso e per finire nel 1996 con Franco Cerri aprì la Scuola Civica di Jazz, la cui Big Band è stata la “colonna portante” della festa al Piccolo.
Molti i musicisti ospiti che hanno allietato la serata. Ciascuno di loro sui è esibito prima accompagnato da Intra al pianoforte e poi dalla Civica Jazz Band. Il musicologo Maurizio Franco ha condotto la serata con grande capacità comunicativa e di sintesi, raramente riscontrabile in altri, e anche brillante. Per esempio, dopo tre ore di spettacolo, rivolto al pubblico, si è domandato come facesse il Maestro Intra a resistere così a lungo essendo a digiuno.
La musica ha dominato incontrastata. Qualche breve momento parlato, come ad esempio l’intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Del Corno, che ha portato gli auguri del Sindaco, oppure quello del Sindaco di Iseo, di cui Intra è cittadino onorario, dove da anni si tiene il Clusone Jazz Festival organizzato da Musica Oggi. Poi ha preso la parola un imbarazzato Giovanni Allevi. Il pianista ha ricordato come arrivato a Milano da Ascoli Piceno sulla sua Panda sgangherata e il primo a dargli fiducia, ad ascoltarlo e a farlo esibire al Piccolo Teatro fu proprio Enrico Intra. Come abbiamo già menzionato, ogni musicista si è esibito in due brani. Tra coloro che hanno animato la serata sono stati particolarmente apprezzati il pianista Marco Gotti, che ha diretto la Civica Jazz Band, e il contrabbassista Paolino Dalla Porta. Claudio Fasoli – che a mio avviso resta uno dei sassofonisti più interessanti del panorama italiano – ha presentato musiche dal suo ultimo album Brooklyn Connection, una vera e propria colonna sonora, resa ancora più preziosa dal suo suono riconoscibilissimo, delicato ma penetrante tanto al tenore quanto al soprano. Abbiamo avuto modo di sentire Enrico Rava, ancora una volta capace di distendere in maniera efficace il suono della sua tromba dopo un primo momento di indecisione. Franco Cerri, quasi novantenne, compagno di mille avventure, con il suo suono flebile e ovattato ha eseguito con molta maestria Nuages, il celebre brano di Django Reinhardt. E, ancora, Tullio De Piscopo, trattenuto nel duo con Intra ed esplosivo nel dialogo con l’orchestra. Anche per il batterista gli anni sembrano non passare mai: vigore e vitalità restano immutati. Se Allevi è noto per le sue composizioni dalle melodie accattivanti, mi convince meno quando improvvisa: sembra non arrivare a concludere le frasi del proprio assolo. Franco D’Andrea si rivela, come da felice abitudine, uno dei pianisti più lucidi sulla scena, capace di sintesi musicale ma anche di scomporre i suoi brani fino ad arrivare alle cellule più essenziali, utili per gli assolo. Molto applaudito il confronto pianistico tra i due Enrico: Bluestop è il disco che ha unito Enrico Intra ed Enrico Pieranunzi e sul palco hanno riproposto il dialogo di improvvisazioni fondate sul blues. Stimolante il confronto tra il lirismo, vagamente malinconico, del trombettista Franco Ambrosetti e la Civica Jazz Band. Il musicologo e arrangiatore Riccardo Brazzale ha diretto la Civica Jazz Band in un percorso ispirato alle musiche di George Russell. Il duo con il giovane sassofonista Mattia Cigalini ha rappresentato un altro momento molto gradito dal numeroso pubblico presente: sul palco del Piccolo, hanno portato la loro partnership ormai consolidata da numerose esibizioni. Verso la fine della serata, l'”Instancabile Protagonista” ha mostrato il suo lato più sperimentale. In un primo momento confrontandosi con il pianista classico Carlo Balzaretti su danze composte da Bach: Balzaretti le ha eseguite secondo le convenzioni, leggendo lo spartito, Intra ha ripreso gli stessi brani introducendo variazioni e improvvisazioni. Secondo poi il canovaccio di Piani Diversi, Maurizio Franco ha commentato il confronto tra le due esecuzioni. Infine c’è stato il dialogo tra arti diverse, con l’incontro di action painting con il pittore Gabriele Amadori.
E, al termine della serata, il gran finale. Intra è stato raggiunto sul palco dalla cantante Joyce Elaine Yuille. Voce stentorea e dalla buona estensione, la Yuille ha eseguito alcuni standard tratti dal repertorio di Gershwin. La serata non poteva concludersi in modo più efficace. Nel foyer il pubblico ha potuto ammirare Piano Sottosopra, scultura di Nino Walter Riondato, e un’esposizione di caricature di musicisti jazz eseguite da Andrea Strizzi.